by Roberto Ciccarelli * | 8 Novembre 2019 9:47
La decisione della prefettura di Milano sulla scorta alla senatrice a vita Liliana Segre ha sollevato un’ondata di solidarietà e indignazione. «È una vergogna per l’Italia che una sopravvissuta alla Shoah di 89 anni sia attaccata su internet sostiene Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme – È responsabilità del governo di fare pressione perché tutto ciò finisca. Ma il problema non sta tanto nell’Italia, quanto nelle reti sociali che dischiudono un diluvio di attacchi personali». «Dobbiamo stringerci intorno a Liliana Segre perché sono inammissibili gli attacchi che subisce e la situazione che sta vivendo. Ma soprattutto dobbiamo avere contezza che i responsabili devono essere individuati» ha sostenuto la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. «Il fatto che una senatrice sopravvissuta ad Auschwitz abbia bisogno della scorta indica che il paese ha fallito e che l’antisemitismo c’è» ha commentato il vicepresidente della comunità Ruben Della Rocca.
La scorta alla senatrice è stata considerata «una sconfitta» per il paese dal presidente della Camera Roberto Fico che ieri ha incontrato l’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar. «Una sopravvissuta sotto scorta simboleggia il pericolo che corrono le comunità ebraiche ancora oggi in Europa» ha detto. Di «fatto grave» ha parlato il ministro della giustizia Alfonso Bonafede. «È una donna la cui storia dovrebbe essere onorata – ha detto – in uno Stato di diritto». «Dirsi antisemiti è da ricovero. Si tratta di «minacce gravissime» per il segretario della Lega Matteo Salvini come quelle, ha sottolineato, contro «chiunque». «Anche io ne ricevo quotidianamente» ha aggiunto. Il paragone ha scatenato altre polemiche. «Conferma l’analfabetismo di chi non capisce cosa è stata la tragedia della Shoah e quali sono i rischi di oggi» ha commentato il senatore del Pd Franco Mirabelli del Pd. «Si limita a minimizzare la cosa paragonandosi a lei -ha risposto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris – Un segnale pericolosissimo per la nostra democrazia».
Salvini ha alluso a un incontro con la senatrice che potrebbe svolgersi nei prossimi giorni, ma non ha rinunciato ad attaccare la commissione contro l’odio, l’antisemitismo e il razzismo proposta dalla senatrice, votata dal Senato con l’astensione anche della Lega: «Un conto è perseguire l’antisemitismo, un conto è dare in mano ad una commissione sovietica di sinistra la definizione di cosa è razzismo e cosa non lo è». Questa è la posizione delle destre che si sono astenute al Senato e rifiutano il legame tra l’antisemitismo, il nazionalismo e il razzismo o l’odio contro i rom citati, tra l’altro, nel testo che ha istituito la commissione. Segre ritiene invece che non ci si può astenere dalla lotta contro il razzismo e si è detta «stupita» dal non voto delle destre.
Distinguo artificiosi, polemiche e attacchi si sono moltiplicati negli ultimi tempi. Lo scontro attraversa tutto il paese. Il sindaco di Pescara Carlo Masci ha rifiutato la proposta del centrosinistra di conferire a Segre la cittadinanza onoraria: «Non c’è nessun problema – ha detto – ma manca il legame con la città e dovremmo mettere in fila tante persone che hanno subito le stesse vicende». «La cittadinanza è conferita da una comunità come riconoscimento del valore di una personalità» ha risposto Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione di Comunista. Il 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, insieme alla senatrice i sindaci di Milano Beppe Sala e quello di Pesaro Matteo Ricci, presidente Ali-Autonomie Locali italiane, presenteranno la «Rete delle città per la memoria, contro l’odio e il razzismo».
La decisione sulla scorta della prefettura di Milano, città dove Segre è nata e vive, è stata presa a causa delle ripetute e quotidiane minacce di stampo antisemita ricevute sul web: 190 episodi in nove mesi, il 70% dei quali viaggia in rete, sostiene l’Osservatorio sull’antisemitismo attivo presso la Fondazione centro di documentazione ebraica. Uno degli episodi citati in queste ore è uno striscione esposto il 5 novembre davanti al Municipio sei, vicino al teatro di via Fezzan a Milano da Forza Nuova in occasione di un incontro sulla Shoah con gli studenti al quale hanno partecipato il sindaco Sala e Segre. Il gruppo di estrema destra ha escluso l’accostamento con la senatrice: «È calunnia, era contro Sala e i centri sociali». Per il presidente dell’Anpi milanese Roberto Cenati è stata «una provocazione vergognosa».
* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto[1]
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