Rapporto sulle carceri d’Europa. In Italia celle tra le più sovraffollate

Rapporto sulle carceri d’Europa. In Italia celle tra le più sovraffollate

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Nel nostro Paese, nonostante il calo dei reati, il numero dei detenuti è andato crescendo. Il 70% delle figure professionali che lavorano nelle prigioni è agente penitenziario

Se è vero che dalle prigioni si evince il livello di civiltà di un Paese, anche l’Europa nel suo insieme ha ancora molto da progredire, soprattutto a causa di alcune nazioni dove il tasso di carcerazione è molto elevato (ma ancora proporzionale al volume di edilizia carceraria sviluppata), o di altre dove le celle sono decisamente sovraffollate. In molti – troppi – di questi casi i diritti dei detenuti sono considerati vicino allo zero. E l’Italia è tra i Paesi meno virtuosi, in questo campo.

È nelle nostre carceri infatti – secondo il rapporto sul sistema penitenziario europeo redatto dall’associazione Antigone e dall’European Prison Observatory, presentato ieri a Roma alla presenza, tra gli altri, del Garante nazionale delle persone private di libertà, Mauro Palma – che si trova un numero di detenuti tra i più alti dell’Unione europea. Al primo gennaio 2018 nell’intero continente erano recluse 584.485 persone e nella classifica della detenzione, in numeri assoluti, ai primi posti si trovano il Regno Unito (oltre 93.000 carcerati a fronte di una popolazione di circa 66 milioni di persone) e la Polonia (73.000, con 38 milioni di abitanti), seguite da Francia, Germania, Italia e Spagna, con oltre 60.000 detenuti ciascuno. Il tasso medio di carcerazione nell’Ue ogni 100.000 abitanti è del 118,5. L’Italia si è fermata, per ora, intorno a 100, mentre a far lievitare il dato contribuiscono soprattutto i Paesi dell’est Europa: Lituania, Estonia, Lettonia e Slovacchia, con tassi che vanno fra il 173 e il 234,9%. In queste aree però il numero di istituti penitenziari è talmente alto da non far registrare alcun tipo di sovraffollamento. In effetti, nell’insieme, i penitenziari europei non raggiungono il 100% di affollamento ma la situazione peggiora decisamente in Francia, Italia, Ungheria e Romania, dove si registrano tassi di sovraffollamento che vanno dal 115% al 120%. È però importante sottolineare – fa notare il rapporto di Antigone – «che le capacità dei sistemi penitenziari non sono calcolate tenendo conto degli stessi parametri e in alcuni paesi i metri quadrati considerati sono di più che in altri. Pertanto una perfetta comparazione non è possibile».

Le donne detenute negli istituti dell’Unione sono 30 mila, circa il 5% della popolazione carceraria, con punte che vanno dal 3,1% della Bulgaria al 10,4% di Malta. Se però si analizzano i dati dei detenuti stranieri (che sono un quinto della popolazione reclusa, con percentuali più alte in Lussemburgo, Austria e Grecia) la porzione femminile arriva al 30%.

Fa notare Antigone che «i reati, secondo i dati di Eurostat, sono diminuiti negli ultimi dieci anni così come è avvenuta una leggera diminuzione della popolazione detenuta». Eppure in Italia, «nonostante un calo dei reati, il numero dei detenuti è andato crescendo».

Ciò è dovuto soprattutto all’uso della custodia cautelare: da noi circa un terzo dei reclusi è in attesa di sentenza definitiva, come in Belgio e Grecia, mentre Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca presentano percentuali superiori al 40% (23% è la media Ue). «I reati commessi dai detenuti con sentenza definitiva sono furto (16,3%), violazione della legislazione sugli stupefacenti (15,3%), rapine (13,6%) e i reati contro la persona rappresentano un altro 27%. I Paesi con il maggior numero di detenuti con sentenza definitiva per violazione della legislazione sugli stupefacenti sono Lettonia (40,7%), Grecia (32,8%) e Italia (31,1%)». E – forse anche in correlazione – il numero dei suicidi in carcere è quattro volte maggiore che fuori (nel 2017 furono mediamente 6,32 ogni 10.000 detenuti, mentre in libertà il tasso era di 1,41).

Tra i dati che potrebbero risultare più interessanti a quanti oggi prenderanno parte al dibattito nella casa circondariale milanese di San Vittore dove tornerà in visita, dopo il «Viaggio in Italia» dell’anno scorso, la Corte costituzionale, con una lezione su «Pena e Costituzione» tenuta dal giudice Francesco Viganò, c’è sicuramente quello della lunghezza delle pene: «In tutto il sistema Europa il 19,4% dei detenuti definitivi sta scontando una pena di meno di un anno e un altro 25% sconta una pena fra 1 e 3 anni. Questi casi – sottolinea il rapporto – potrebbero certamente essere meglio contrastati con misure alternative alla detenzione. Nell’Ue circa 800.000 persone sono in misura alternativa. Il 10% di queste è in attesa del primo grado di giudizio».

Infine un dato che dovrebbe interessare l’ex ministro Matteo Salvini che ieri ha scelto il carcere di massima sicurezza di Spoleto come location per lo slogan «Più diritti agli agenti di polizia penitenziaria che ai detenuti»: il 70% delle figure professionali che lavorano in carcere è agente penitenziario. «Segno di sistemi penitenziari che investono maggiori risorse sulla custodia anziché sulla risocializzazione del condannato».

* Fonte: Eleonora Martini, il manifesto



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