Quando all’inizio del 2016 Be, Ps e Cdu decisero per un’alleanza ostacolando i desiderata dell’allora presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva, che preferiva una grande coalizione tra i socialisti e il centro destra, pochi avrebbero scommesso su di un lieto fine. Due erano fondamentalmente i rischi di quell’alleanza: una rottura tra i tre partiti e/o una perdita dei consensi in un elettorato, quello del Bloco e del Pcp, che non si era mai dovuto confrontare con un’esperienza di governo.Inaspettatamente Costa ha concluso il suo mandato, durante gli anni del suo governo molti gli episodi di attrito, molti anche i colpi di scena parlamentare e, su alcuni provvedimenti maggioranze variabili, ma comunque si è arrivati al capolinea senza incidenti irreparabili. Anche l’opinione pubblica, apparentemente, sembra avere apprezzato gli sforzi di mediazione e i risultati che via via si sono succeduti mostrandosi fiduciosa nei confronti dei suoi rappresentanti. Ecco, in un periodo dove la democrazia parlamentare non sembra riscuotere grandi successi, in Portogallo si può dire che invece abbia funzionato bene.
IL MOVIMENTO
L’alleanza delle sinistre è stata frutto di un lungo lavorio che ha preceduto di molto la nascita del governo Costa. Paradossalmente il nuovo corso nasce nel marzo del 2011 dal movimento della Geração a Rasca (generazione precaria) che, nelle sue prime manifestazioni, aveva proprio nel primo ministro socialista José Socrates il suo principale avversario. La Geração a Rasca diventa Que se Lixe a Troika (Qslt – Che si fotta la Troika) e il movimento allarga ulteriormente le sue maglie in quello che è stato uno dei più grandi processi di mobilitazione della storia lusitana che ha avuto come principale effetto quello di spostare il baricentro politico del paese, soprattutto nelle fila del Ps, nettamente verso sinistra.
I PARTITI
A differenza di quanto successo ad esempio in Spagna, dove dal movimento 15M nasce Podemos, in Portogallo i partiti della sinistra riescono a instaurare un dialogo con il Qlst. Non senza difficoltà e infinite polemiche, non senza rifiuti di riconoscere legittimità a Be, Ps e Pcp, il movimento, almeno quello che ha accettato il dialogo, ottiene di potere influenzare le politiche dei partiti e i partiti della sinistra dal canto loro evitano di perdere legittimità.
IL SEMIPRESIDENZIALISMO
Il funzionamento del sistema politico non è stata una questione secondaria. In Portogallo il capo dello Stato è eletto a suffragio universale e diretto e quindi conta molto. Tuttavia è un semipresidenzialismo che funziona in modo molto differente da quello francese. L’Assembleia da Republica ha mostrato di sapersi imporre, c’è stato un lungo braccio di ferro, ma poi Cavaco Silva (del Partito Social Democratico di centrodestra) s’è dovuto arrendere. Conta anche la legge elettorale proporzionale (con correttivo d’Hont) che ha garantito una giusta rappresentanza (favorendo comunque i grandi partiti). Ciò che soprattutto ha contato, poi, è l’elasticità di un sistema basato sulla mediazione. Il fatto, anche se non unanimemente riconosciuto, che gli elettori votino per un partito e non un premier e che sia poi il partito a decidere con chi e se allearsi è stato certamente un altro elemento cruciale. Un sistema che ha permesso a tutti gli attori in campo, anche nelle fila del centro-destra, di muoversi con una grande flessibilità.
IL GOVERNO
In qualche modo l’azione del governo ha avuto un che di paradossale, perché è riuscito a introdurre un’idea reale e non meramente retorica di austerità di sinistra. Questo vuol dire che i limiti di deficit sono sempre stati rispettati, siamo ormai quasi a zero (0,5 nel 2018). C’è stata una costante riduzione del rapporto debito/Pil che passa dal 131% del 2014 al 122% del 2018. Fondamentalmente le regole di bilancio dettate dai trattati sulla moneta unica sono state rispettate e le agenzie di rating hanno premiato Lisbona. Nonostante questo le disuguaglianze misurate dall’indice di Gini sono scese dal 34,5% del 2014 al 32,1% del 2018. Come? Intanto introducendo modifiche negli scaloni delle imposte dirette (su questo punto c’è convergenza tra Be, Socialisti e Comunisti che occorra in futuro fare di più per ridurre le disuguaglianze).
C’è stato poi un aumento del salario minimo nazionale da 500 a 600 euro. Qui il Bloco propone un ulteriore rialzo nella prossima legislatura a 650 euro per il 2020 e il Pcp a 850. Tutte misure che hanno fatto sì che il reddito disponibile delle famiglie nel periodo 2014-2018 crescesse in media di 4 mila euro. Altro capitolo importante il sostegno indiretto al reddito. Intanto riducendo l’Iva e poi attraverso un’attenta politica di spesa pubblica. Nel merito due sono stati forse i provvedimenti più importanti: gli investimenti nel Serviço Nacional de Saude, che sono passati da 9 a 9,7 milioni di euro e il passe per i trasporti pubblici a 40 euro che ha permesso risparmi, soprattutto per chi vive nelle periferie, di centinaia di euro.Solo i risultati delle elezioni ci potranno dire cosa pensano davvero gli elettori di questi 4 anni.
* Fonte: Goffredo Adinolfi, il manifesto