Parigi, il ritorno dei gilet gialli alla marcia per l’ambiente e la giustizia sociale
PARIGI. Triplice mobilitazione ieri a Parigi, frammentata ma con momenti di «convergenza delle lotte», ostacolati dalla repressione della polizia in reazione alle azioni dei black bloc, qualche centinaio che hanno cercato a due-tre riprese di prendere la testa della Marcia per il clima e la giustizia sociale, partita verso le 14 dai giardini del Luxembourg. A questo corteo si sono aggregati dei gilet gialli, arrivati all’Atto 45 che ha inaugurato la rentrée dell’autunno.
IN MATTINATA la Prefettura aveva impedito loro di sfilare sui Champs Elysées, troppo vicini alle sedi del potere, alcune delle quali erano aperte ieri per la Giornata del Patrimonio (come l’Eliseo, ma solo su prenotazione), anche se alcuni luoghi simbolici (Arco di Trionfo, ma anche Grand e Petit Palais) sono rimasti chiusi. In precedenza, aveva sfilato nella calma il corteo di Force ouvrière contro la riforma delle pensioni.
Secondo Occurence, società di studi indipendente, c’erano 15.200 persone nel momento culminante alla Marcia per il clima (più o meno la stessa cifra dei partecipanti al corteo sindacale), Greenpeace dà la cifra di 38mila, altri 50mila. Subito ci sono stati momenti di tensione, con il solito seguito di lacrimogeni, flashball ecc., sparati dopo l’incendio di alcune auto e motociclette, il lancio di monopattini contro le vetrine nel quartiere latino e la distruzione di arredo urbano. A metà pomeriggio, Greenpeace e Youth for Climate hanno chiesto ai manifestanti di lasciare il corteo, a causa delle violenze: «Non prendete rischi, lasciate la Marcia per il clima, non ci sono le condizioni, denunciamo il tiro di lacrimogeni sulla manifestazione non violenta e sulle famiglie». La giornata si è svolta in una grande confusione, con una presenza massiccia della polizia (8mila agenti). Alle 17, c’erano stati 152 fermi.
PER IL DIRETTORE di Greenpeace, Jean-François Juillard, «il governo mette più energia a reprimere la manifestazione che a lottare contro il cambiamento climatico». Altre organizzazioni hanno invece incitato a restare.
Nel corteo, alcuni hanno cercato di bloccare gli atti di violenza. Per chi ha voluto lasciare la Marcia non è stato facile, la polizia adotta la tattica della chiusura del corteo, senza aprire vie d’uscita, cosa che ha creato panico tra i manifestanti. A fine giornata, quando ormai la Marcia per il clima era arrivata al luogo finale, a Bercy, dei gruppi di gilet gialli hanno continuato a scandire slogan legati al 45esimo Atto, contro Macron e il ministro degli Interni, Christophe Castaner, lasciando da parte le questioni climatiche. Sono seguiti scontri a fine giornata a Bercy. In precedenza, ci sono stati slogan condivisi: «clima, lavoro, pensioni, eguale lotta»; «bisogna convergere» con slogan fianco a fianco «Macron siamo qui» (emblema dei gilet gialli), Macron, inquinatore mondiale» e «Siamo più caldi del clima»; «emergenza clima, sociale, democrazia, Rep, Rip, Isf x10, tassare l’1%, dissoluzione dell’Assemblea nazionale, stati generali cittadini» (il Rep è un referendum che è possibile richiedere con una raccolta di firme, il Rip è una rivendicazione di consultazione popolare più agile portata avanti dal movimento dei gilet gialli, l’Isf è la patrimoniale che Macron ha ridotto, limitandola all’immobiliare).
Un sindacalista di Fo ha sottolineato: «Certo che ci vuole convergenza delle lotte, è lo stesso sistema che denunciamo», dalla riforma delle pensioni all’inerzia sul clima. Sul ponte di Tolbiac, alla fine della Marcia per il clima, uno striscione ricorda la convergenza possibile: «Clima, Sociale, stessi responsabili, eguale lotta».
IL BILANCIO DELLA GIORNATA, con il corteo sindacale sulle pensioni, la replica della Marcia per il clima di venerdì (che aveva avuto luogo a Parigi come nel resto del mondo) e contemporaneamente l’Atto 45 dei gilet gialli, è incerto.
L’impressione è piuttosto di una difficoltà a incontrarsi tra diverse rivendicazioni (clima, gilet gialli), di una simultaneità di conflitti che illustra la frammentazione della società.
* Fonte: Anna Maria Merlo, il manifesto
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