by Carlo Lania * | 24 Settembre 2019 9:49
C’era da mettere fine alla politica dei porti chiusi di Matteo Salvini che per 14 mesi ha tenuto centinaia di uomini, donne e bambini bloccati in mare per giorni. E questo risultato, ancora più importante se si considera che andiamo incontro alla cattiva stagione, è stato raggiunto. Certo, si sarebbe potuto avere più coraggio, ma per quanto timida la bozza di accordo siglata ieri a Malta dai ministri dell’Interno di Italia (Luciana Lamorgese), Francia (Christophe Castaner), Germania (Horst Seehofer) e Malta (Michael Farrugia) rappresenta comunque un piccolo passo avanti nella distribuzione dei migranti in Europa. Tra i punti negativi dell’intesa – e non è poco – c’è il fatto che per la gran parte degli Stati dell’Ue l’impegno all’accoglienza è solo volontario, ma soprattutto c’è la riconferma che dalla Valletta è arrivata agli accordi siglati in passato con la Libia e alla collaborazione con la cosiddetta Guardia costiera di quel Paese, che riporta i malcapitati che finiscono nelle sue mani nel centri di detenzione dove la violazione dei diritti umani è all’ordine del giorno.
«Non era scontato che raggiungessimo un accordo» ha commentato Lamorgese al termine del vertice, ed è vero tenuto conto delle differenza di vedute che ancora alla vigilia dell’incontro esisteva tra i vari ministri (si pensi solo alla volontà francese, ribadita più volte in passato, di accogliere solo coloro per i quali esiste la possibilità concreta di ottenere lo status di rifugiato). Ma alla fine sembrano essere state superate. Cosa che ha permesso alla responsabile del Viminale di affermare che «da oggi Italia e Malta non sono più sole ma rappresentano la porta dell’Europa». Ora la bozza sarà portata al vertice dei ministri della Giustizia e dell’Interno che si terrà il prossimo 8 ottobre a Lussemburgo, nella speranza di riuscire ad allargare anche il numero dei Paesi disposti ad accogliere i migranti.
IL GRUPPO DEI «VOLENTEROSI» Per ora la redistribuzione coinvolgerà solo i quattro Paesi promotori dell’accordo: Francia, Germania, Italia e Malta con i primi due che hanno dichiarato la propria disponibilità ad accogliere il 25% di quanti sbarcheranno. Ieri si è aggiunta la Finlandia, presidente di turno dell’Ue. L’intenzione è di allargare questo nucleo iniziale il più possibile. Durante i governo gialloverde sono stati 16 gli Stati che, a rotazione, si sono di volta in volta fatti avanti prendendo parte dei migranti. la speranza adesso è di arrivare almeno a 12, in modo da poter diminuire di conseguenza le quote spettanti a ciascun Paese.
CHI VERRÀ RICOLLOCATO Uno degli ostacoli principali, la distinzione tra migranti economici e profughi, è stata superata. Avranno diritto al ricollocamento tutti coloro che faranno richiesta di asilo. L’esame delle domande verrà svolto nei Pesi di destinazione, che provvederanno anche al rimpatrio in caso di esito negativo, e quindi non sarà più compito esclusivo del Paese di primo ingresso come accade oggi. E’ un primo passo per superare il regolamento di Dublino, come ha spiegato anche Seehofer: «Il meccanismo di emergenza aprirà la strada alla revisione della politica comune europea d’asilo», ha detto il ministro tedesco, per il quale «senza questo accordo la revisione di Dublino non sarebbe mai possibile».
A essere ricollocati non saranno però tutti i migranti, ma solo coloro tratti in salvo dalle navi militari o delle ong e dai mercantili. E questo è un punto critico dell’accordo, visto che si tratta di appena il 9% del totale degli sbarchi. Tutti gli altri, coloro cioè che arrivano autonomamente (i cosiddetti sbarchi fantasma), resteranno in Italia. Le cose potrebbero cambiare se, come pare, in futuro si dovesse consentire nuovamente l’uso delle navi alla missione europea Sophia, che interverrebbero bloccando i barchini e prendendo i migranti a bordo.
TEMPI STRETTI La bozza prevede che dal momento dello sbarco a quello di partenza verso la nuova destinazione non debbano passare più di quattro settimane.
I PORTI Anche in questo caso prevale il principio della volontarietà. Italia e Malta restano i porti di sbarco, ma il meccanismo potrebbe aprirsi a una rotazione se qualche Paese dovesse offrire un proprio scalo.
SANZIONI PER CHI NON ACCOGLIE Scontata l’opposizione che verrà da alcuni paesi, primi fra tutti quelli che fanno parte del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia). Anche per questo a Malta sono state confermate le sanzioni economiche per quanti si rifiuteranno di accogliere i migranti.
* Fonte: Carlo Lania, il manifesto[1]
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