La fabbrica di bombe Rwm taglia i posti di lavoro in Sardegna

by Costantino Cossu * | 11 Settembre 2019 11:57

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CAGLIARI.Meno commesse e alla Rwm, la fabbrica di bombe di Domusnovas, nel Sulcis Iglesiente, parte il piano di ridimensionamento. Lo annuncia la multinazionale tedesca. «Dal 15 settembre – si legge in un comunicato ai lavoratori – il ritmo produttivo attuale di tutte le linee diminuirà, necessariamente, in modo significativo». Conseguenza inevitabile, secondo l’azienda: a partire dal 15 settembre il numero degli attuali lavoratori impiegati in produzione, qualità, magazzino e movimentazione sarà gradualmente ridotto mano a mano che si completeranno le attività programmate. Complessivamente, si stima una riduzione di circa 160 lavoratori entro il 15 novembre.

In realtà, la decisione della Rwm è una risposta repressiva a un problema che andrebbe affrontato in ben altra maniera. Tutto è legato alla sospensione delle licenze di esportazione verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti di tutti i contratti, effettiva dallo scorso 29 luglio. Sospensione che è l’effetto della mozione parlamentare, approvata circa tre mesi fa, con la quale la Camera, a larga maggioranza, ha vincolato il governo – all’epoca ancora Lega e M5S – a sospendere la produzione di bombe destinate all’alleanza tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, impegnata in Yemen in una guerra che ha creato un’emergenza umanitaria gravissima, con migliaia di vittime tra la popolazione civile.

Dopo il diktat Rwm, nel Sulcis la situazione è tesa. Il 18 settembre è in programma un incontro tra azienda, Confindustria e organizzazioni sindacali con gli assessori al lavoro e all’industria della Regione Sardegna. «L’azienda – spiega la nota diffusa ieri – si impegnerà perché le eventuali misure di contingenza a sostegno dei lavoratori temporaneamente sospesi siano accessibili a tutti i lavoratori facenti parte dello staff della Rwm, indipendentemente dalla effettiva data di sospensione del rapporto di lavoro». «Comprendo – spiega il direttore generale della Rwm Fabio Sgarzi – che la situazione sia molto difficile, soprattutto per chi ha famiglia. A tal proposito vi confermo il mio impegno personale a fare quanto è nelle mie possibilità per trovare delle soluzioni efficaci, rapide e sostenibili. Chiedo a tutti voi di guardare alla situazione mantenendo sempre la massima calma, per aiutare tutti a trovare soluzioni più rapidamente possibile ed evitare strumentalizzazioni».

I sindacati rispondono alla Rwm sollecitando l’intervento del governo e della Regione Sardegna. «Quello che si temeva, alla fine si è avverato – dice Emanuele Madeddu, segretario terittoriale della Cgil – Al 16 novembre saranno 160 i lavoratori Rwm che si ritroveranno senza impiego. Noi faremo tutto il possibile perché l’azienda, ma anche la Regione, si adoperino per trovare una soluzione finalizzata a non lasciare le famiglie senza reddito. Il governo, responsabile di questa situazione – una situazione che peraltro non risolve il problema della guerra in Yemen – trovi una soluzione strutturale per questo nuovo problema che riguarderà l’intero territorio del Sulcis. Il premier Conte dica con chiarezza che cosa vuol fare dell’industria bellica al netto delle esportazioni verso l’Arabia».

Il «Comitato Riconversione Rwm», l’associazione antimilitarista e pacifista che si batte per la fine della produzione di bombe in Sardegna, aveva accolto con soddisfazione l’approvazione da parte della Camera della mozione per il blocco dell’esportazione e del transito di bombe per aereo e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Ma aveva chiesto anche «l’immediato interessamento del presidente del consiglio Conte, del presidente della Regione Sardegna Solinas, del consiglio regionale, dei sindacati e del mondo imprenditoriale per promuovere e sostenere la messa in atto di attività alternative a quelle della produzione di bombe, anche con una appropriata legge regionale».

Per il comitato l’impegno assunto dal governo dietro mandato del parlamento è «un risultato molto positivo. È evidente che lo stop dell’esportazione delle bombe prodotte nello stabilimento sardo della Rwm non potrà fermare subito la guerra, ma è altrettanto chiaro che si tratta di un’assunzione di responsabilità necessaria».

* Fonte: Costantino Cossu, il manifesto[1]

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