In classe si rischia: in Italia ogni tre giorni crolla una scuola

In classe si rischia: in Italia ogni tre giorni crolla una scuola

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Il rapporto di Cittadinanzattiva conferma la straordinaria difficoltà dell’Italia a gestire, investire e usare i fondi per l’edilizia scolastica e la sicurezza di docenti e studenti in maniera efficace. I problemi sono strutturali anche sugli asili nido, al centro delle promesse del governo “Conte Due”. Hanno promesso di tagliare le rette, ma la situazione delle scuole è drammatica

Un crollo a scuola ogni tre giorni, mai così tanti dal 2013. Solo lo scorso anno sono stati settanta. Tra studenti e personale scolastico sono state ferite settanta persone. Dal 2013 sono stati registrati, in totale, 276 episodi di questo genere, 39 persone hanno perso la vita. È il bollettino di guerra comunicato ieri dall’Osservatorio sulla sicurezza a scuola, giunto alla XVII edizione, presentato, presentato ieri a Roma da Cittadinanzattiva davanti al Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e alla viceministro Anna Ascani con delega all’edilizia scolastica. Il rapporto ha mostrato, ancora una volta, come tutte le promesse di stanziare e soprattutto spendere efficacemente i fondi disponibili per la messa in sicurezza degli edifici scolastici in Italia sono state fallimentari. La spesa è senz’altro aumentata, ma gli effetti sono deludenti. E tutti i problemi restano sul tavolo: come per gli investimenti, anche per questa tipologia di fondi l’Italia non riesce a gestire le notevoli risorse di cui dispone. Contro questa incapacità amministrativa, politica, economica si sono scontrati tutti i governo negli ultimi anni. Uno su tutti, soprattutto per il baccano fatto, quello di Renzi che, a partire dal 2014, promise una campagna dedicata a questo tema. Dopo avere constatato le difficoltà di cui sopra, il tutto si tradusse nel modesto progetto sulle «Scuole belle». E modesti, per non dire irrilevanti, sono stati i risultati.

Questi i dati aggiornati secondo Cittadinanzattiva: sebbene siano al momento disponibili almeno 4 miliardi e mezzo, soltanto un miliardo e 600 milioni circa sono stati effettivamente utilizzati o sono in fase avanzata di utilizzo.

Il focus del rapporto di quest’anno è stato dedicato agli asili nido, oggetto di una promessa del nuovo governo «Conte Due»: cancellare le rette per le famiglie con reddito medio-basso. Una proposta che dovrebbe prendere corpo nella legge di bilancio in preparazione. Cittadinanzattiva fa il punto della situazione: i nidi in Italia sono 11.027, tra pubblici e privati, frequentati da oltre 320 mila bambini. La sicurezza strutturale e sismica è insufficiente. Il 33% dei nidi è stato costruito dopo il 1971, poco più del 40% possiede l’agibilità e il collaudo statico; meno della metà del campione è dotato dell’agibilità igienico sanitaria (47%), e del certificato di prevenzione incendi (41%). Non sempre al Sud va peggio: il 78% dei nidi campani ha l’agilità statica, ad esempio, rispetto al solo 18% di quelli lombardi. Così pure sulla prevenzione incendi: meglio la Campania (49%), la Sicilia (38%) e la Puglia (33%), rispetto al Piemonte (31%) e alla Lombardia (ferma appena al 15%). Molto esiguo il numero degli edifici del campione che sono stati migliorati sismicamente (4%) e ancora di meno quelli adeguati sismicamente (2%), inferiori anche alle percentuali degli edifici scolastici, rispettivamente al 9% e al 5%. Morale: non basta tagliare le rette. Bisogna ristrutturare e costruire nuovi edifici pubblici per allargare un servizio deficitario a tutta la cittadinanza. Servizio gratuito o comunque a costi contenuti per le stesse famiglie a cui si vorrebbe oggi risparmiare le rette. La differenza esiste e deriva dall’allargamento del welfare, e dal suo ripensamento su basi universalistiche.

Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti organizzerà una task force per accompagnare gli enti locali nella spesa dei fondi assegnati. Proseguirà il lavoro di mappatura degli edifici scolastici in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e ripartirà l’Osservatorio per l’edilizia scolastica dal prossimo 3 ottobre. Andare a scuola in Italia è pericoloso.

* Fonte: Roberto Ciccarelli,  il manifesto



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