by Mauro Ravarino * | 7 Agosto 2019 10:16
L’annuncio l’ha voluto dare lui in persona, con toni trionfalistici, nonostante le innumerevoli incognite sul futuro. «È stato raggiunto un accordo storico in tempi record sul marchio Pernigotti, lo stabilimento di Novi Ligure resterà aperto e non ci saranno esuberi tra i lavoratori», ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, dopo aver distribuito cioccolatini a tutti i giornalisti in sala. La realtà è, però, più complessa e il passo in avanti solo parziale.
LA CRISI era iniziata in autunno con la decisione della proprietà turca, il gruppo Toksöz, di cessare la produzione nello stabilimento di Novi, in provincia di Alessandria, dopo 160 anni di onorata storia dolciaria. Coinvolgendo ben 200 lavoratori, circa metà dipendenti diretti e metà interinali, in presidio per mesi. Ieri, al Mise sono stati siglati due accordi preliminari rispettivamente con l’imprenditore romagnolo Giordano Emendatori e con il torinese Gruppo Spes.
IL PRIMO ACCORDO riguarda la cessione del marchio «Maestri gelatieri» con le relative strutture commerciali, che occupano 21 persone, e quelle produttive (altri 15 dipendenti); l’inizio della produzione è stato fissato per il prossimo primo ottobre. Una soluzione, dunque, ancora non risolutiva. Il secondo accordo è sulla reindustrializzazione della produzione di cioccolato e torrone. È, inoltre, in fase di valutazione la possibilità che sia un unico soggetto aziendale, ovvero una newco, a gestire la produzione dello stabilimento di Novi Ligure. Una delle tante incognite insieme al capitolo investimenti per riammodernare il sito. Per entrambi gli accordi, il closing è previsto entro la fine del prossimo mese di settembre.
A CONCLUSIONE del tavolo al Mise, il gruppo Toksöz ha subito sottolineato che «resterà titolare del marchio “Pernigotti 1860”, continuando la distribuzione e commercializzazione di cioccolato, praline, torrone e creme spalmabili». La proprietà ricorda che dal 23 luglio scorso ha ripreso la produzione per la campagna commerciale del Natale 2019, richiamando al lavoro 110 lavoratori, tra dipendenti in cassa integrazione e somministrati.
Se il ramo «gelato» è assegnato a Emendatori – fondatore della Mec3, leader nei preparati per gelati, ceduta nel 2014 agli americani di Riverside Company – la produzione del cioccolato farà capo, invece, alla Spes, una cooperativa sociale «la cui missione e le cui attività si concentrano su giovani e lavoro, promuovendo e sostenendo percorsi di accompagnamento e di autonomia».
SONO MEDIAMENTE SODDISFATTI i sindacati. «Non si può ancora dire che la Pernigotti sia salva, ma certamente è stato compiuto il primo passo per andare nella direzione dell’occupazione di tutti gli addetti sul territorio, e a breve ci saranno incontri di sito e al Mise per gestire questi passaggi delicati», hanno dichiarato il segretario nazionale della Fai Cisl, Roberto Benaglia, e il segretario della Fai Cisl Alessandria-Asti Enzo Medicina. «La richiesta del sindacato – hanno aggiunto – di non delocalizzare all’estero ma di reindustrializzare il sito ha trovato risposte concrete».
LA FLAI CGIL guarda avanti: «Ora la tappa successiva è per noi – ha dichiarato Sara Palazzoli, segretaria nazionale – quella di entrare nel merito del Piano industriale per conoscere i dettagli che riguardano la produzione e l’assetto occupazionale. A settembre si tornerà al Ministero per una valutazione complessiva, anche tenendo conto di quanto noi sosteniamo da tempo, e che oggi è stato ribadito anche dal ministro Di Maio, cioè l’importanza dei lavoratori Pernigotti, che rappresentano una eccellenza di professionalità e competenze che non si può disperdere». Preme perché presto «si lavori alla realizzazione di una newco», il segretario nazionale Uila, Pietro Pellegrini.
* Fonte:
IL MANIFESTO[1]Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2019/08/vertenza-pernigotti-chiuso-laccordo-senza-esuberi-il-marchio-resta-ai-turchi/
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