Una centrale nucleare galleggiante russa in viaggio verso l’Artico

Una centrale nucleare galleggiante russa in viaggio verso l’Artico

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MOSCA. È con orgoglio che Rosatom, l’Agenzia nucleare russa, ha annunciato venerdì di aver varato la prima centrale nucleare galleggiate che lasciato il porto di Murmonsk, viaggerà ora per 5mila chilometri attraversando l’Artico, per raggiungere la remota regione della Chkotka, a solo 100 chilometri dall’Alaska. Qui fornirà energia alla regione sostituendo una centrale nucleare e una a carbone ormai desuete.

L’Accademico Lomonosov, così è stata chiamata la nave nucleare, pesa 21mila tonnellate e ha 2 unità da 35 megawatt ciascuna, un equipaggio di 69 persone e si muove a una velocità di 3,5-4,5 nodi. Secondo Rosatom il reattore mobile è l’alternativa più semplice a un convenzionale reattore onshore. I vantaggi dei reattori flottanti sarebbero quelli delle dimensioni compatte e del design modulare che riduce i costi di produzione e distribuzione. Inoltre possono offrire anche l’opportunità di fornire elettricità in zone remote, poco sviluppate o colpiti da catastrofi.

Quella russa in realtà non è un’idea nuova. La prima centrale nucleare marina fu creata dal Corpo degli ingegneri dell’esercito americano. Nel 1968, fu inviata nel del Canale di Panama in un momento in cui, a causa della siccità, la capacità delle centrali idroelettriche della zona si erano ridotte drasticamente. Ma i costi esorbitanti e proteste della popolazione misero fine all’esperimento come anche quello del tutto simile della Westinghouse Electric Co. al largo delle coste del New Jersey.

Sono i problemi con cui si scontrerà anche Rosatom. Malgrado il lavoro dei tecnici per ridurre i costi, la Lomonosov è costata 480 milioni di dollari ed è difficile prevedere una produzione in serie, anche se a Mosca si coltivano speranze di poter vendere questo tipo di centrali all’estero. Lomanosov in realtà rischia di restare un “progetto pilota”, uno dei tanti spot putiniani sulle potenzialità russe in settori high-tech senza reale possibilità di commercializzazione.

Poi naturalmente ci sono i problemi ecologici e della sicurezza, in cui la Russia anche con il recente incidente nucleare non lontano da Archangelsk ha dimostrato di avere molti deficit anche se il delegato della presidenza che ha seguito i lavori di costruzione ha garantito «che gli esperti non hanno riscontrato difetti nel sistema di costruzione».

Le associazioni ambientaliste hanno invece già bollato la nuova centrale nucleare «Cernobyl on ice» e «Nuclear Titanic». Rashid Alimov, responsabile del settore energetico di Greenpeace Russia, ha affermato che i gruppi ambientalisti hanno criticato l’idea di un reattore galleggiante sin dagli anni ’90. «Qualsiasi centrale nucleare genera scorie radioattive e può avere un incidente ma l’accademico Lomonosov è vulnerabile anche alle tempeste» ha avverito Alimov.

Non è difficile immaginare la tragedia che potrebbe verificarsi se un reattore nucleare si trovasse nella zona di uno tsunami o finissero nelle mani di pirati o di terroristi.

Inoltre secondo Greepeace, il reattore essendo trainato da altre navi, il che aumenta la probabilità di una collisione durante una tempesta. Mentre Rosatom ha in programma di immagazzinare carburante esaurito a bordo, Alimov ha affermato che «qualsiasi incidente che faccia disperdere il carburante in mare può avere un grave impatto sul fragile ambiente dell’Artico». Nel 2017 Greenpeace aveva inscenato una protesta nel cantiere navale di San Pietroburgo dove era in costruzione il Lomonosov e dove dovevano svolgersi i test. Così, per evitare sguardi di «occhi indiscreti», Rosatom aveva deciso di trasferire il completamento dei lavori a Murmonsk.

* Fonte: Yurii Colombo, IL MANIFESTO



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