Open Arms ancora in stallo, la procura indaga per sequestro di persona

by Alfredo Marsala * | 17 Agosto 2019 9:51

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Due nuovi fronti si aprono sull’Open Arms, con i suoi 138 naufraghi ammassati come sardine da due settimane nello scafo della ong spagnola: uno riguarda l’aspetto giudiziario, l’altro quello medico. Dopo l’esposto degli avvocati della ong, la Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per sequestro di persona, violenza privata e abuso d’ufficio. Sul versante delle condizioni mediche, lo scontro è tra i medici del Cisom e di Emergency e il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio, che ha dichiarato: «Le 13 persone sbarcate non avevano alcuna patologia». Parole che spingono Matteo Salvini a definire «balle» l’emergenza medica.
LA DECISIONE DELLA PROCURA è un «atto consequenziale» alla denuncia, dicono i pm che già indagano per favoreggiamento dell’immigrazione e che hanno anche ricevuto un altro esposto, quello dell’Associazione dei giuristi democratici contro il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, per non aver dato seguito all’ordinanza del Tar con cui veniva chiesto di dare «immediata assistenza» alle persone più vulnerabili. La Procura dei Minori di Palermo ha invece nominato i tutori per i 31 minorenni ancora a bordo.

Tutte mosse che almeno per il momento non sbloccano la situazione, visto che Salvini continua a non autorizzare l’approdo a Lampedusa, dopo aver fatto sbarcare 9 persone nella giornata di Ferragosto e 4 ieri, sempre per ragioni mediche. Il ministro dell’Interno ha rilanciato le accuse verso il premier Conte e gli ex alleati di governo Toninelli e Trenta, che non hanno controfirmato il nuovo divieto d’ingresso dopo l’ordinanza del Tar del Lazio. Da Toninelli arriva addirittura la sconfessione del collega al Viminale. Il Comando generale delle Capitanerie di porto e il ministero delle Infrastrutture in serata fanno sapere: «Non vi sono impedimenti all’attracco della nave nel porto di Lampedusa». L’unico ostacolo, quindi, arriva dal ministero dell’Interno.

Dal Viminale si cerca di resistere ripetendo che «non c’è alcun passo formale dai sei paesi europei» (Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo) che secondo Conte hanno dato disponibilità ad accogliere i migranti dell’Open Arms. E poi annuncia di aver dato mandato all’Avvocatura dello Stato di impugnare la decisione del Tar del Lazio, che ha sospeso il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. L’Avvocatura deve però avere il via libera da Palazzo Chigi e al momento non c’è traccia del provvedimento al Consiglio di Stato. Di tutto ciò a bordo della Open Arms interessa poco. «La situazione è drammatica e ingestibile. Le condizioni di salute psicofisica dei migranti si sono ulteriormente aggravate con atti di autolesionismo e minacce di suicidio» ripete l’Ong che trova una sponda a Bruxelles. «La situazione delle persone bloccate in mare è insostenibile», sottolinea un portavoce della Commissione europea.

A DARE LA STURA alle polemiche è Francesco Cascio, l’ex presidente dell’Assemblea siciliana tornato a fare il medico dopo avere abbandonato la politica e alcuni guai giudiziari. «Dei 13 naufraghi fatti sbarcare dall’Open Arms solo uno aveva l’otite, gli altri non avevano alcuna patologia come abbiamo accertato in banchina. Infatti, sono stati tutti condotti nell’hotspot», sostiene Cascio, che non si torva nell’isola ma rimane in stretto contatto con il suo staff. «C’è qualcosa che non funziona – osserva Cascio – perché solo uno aveva i sintomi segnalati, mentre gli altri stavano bene. Eppure dalla relazione dello staff Cisom (il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta) risulta che a bordo ci sarebbero persone con diverse patologie». Cascio spiega che i medici del Poliambulatorio hanno visitato i migranti sulla banchina subito dopo lo sbarco: «Come da prassi – afferma – siamo intervenuti sul molo quando i naufraghi sono scesi dalla motovedetta della Guardia costiera sulla quale erano stati imbarcati per motivi di salute. I miei colleghi però hanno verificato che le loro condizioni non erano quelle sostenute da chi li ha visitati a bordo della Open Arms».

LEGGENDO LA RELAZIONE del Cisom, però la realtà sarebbe ben diversa. «La situazione generale vede condizioni igienico-sanitarie pessime: spazi non idonei a ospitare un così ingente numero di persone – scrivono il medico Katia Valeria Di Natale e l’infermiere Daniele Maestrini dello staff Cisom -. I naufraghi vivono ammassati gli uni sugli altri, non c’è possibilità di deambulare, sono presenti solo due bagni chimici e spesso i naufraghi sono costretti a espletare i loro bisogni fisiologici nello stesso spazio in cui dormono e mangiano». E ancora: «Non ci sono docce o lavabi – si legge nel documento – non c’è possibilità di provvedere all’igiene personale e degli indumenti, né di lavarsi se non con acqua di mare». E infine: «Rileviamo condizioni di salute mentale precarie, lo stato d’animo a bordo è di profondo sconforto».

Per lo staff Cisom, salito a bordo della Open Arms, tra i 147 naufraghi (95, uomini, 21 donne e 31 minori) ci sarebbero diversi casi di scabbia ma anche di cistite emorragica e altre patologie. «Venti migranti hanno la scabbia con sovra infezione batterica e pustole. A bordo non è presente permetrina per il trattamento della parossistosi. Numerosi sono i casi di cistite semplice ed emorragica resistente al trattamento antibiotico, che scarseggia».

* Fonte: Alfredo Marsala, IL MANIFESTO[1]

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