È rottura totale tra NoTAV e grillini: «Traditori»

È rottura totale tra NoTAV e grillini: «Traditori»

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Venerdì manifestazione a Chiomonte in occasione della visita del governatore della regione Piemonte e della sua giunta

«I cinque stelle sono gli unici veri No Tav, non disperdiamo il voto»: le parole che Alberto Perino, figura di riferimento del mondo anti Torino-Lione, pronunciò durante un incontro pubblico pochi giorni prima del voto del 2018, provocarono una vistosa frattura politica in val Susa. Perino se ne fece carico e mise il suo prestigio personale, la sua storia di No Tav, e non solo – fu tra i primi aderenti al Movimento non violento, e finì a processo per renitenza alla leva obbligatoria negli anni Sessanta – al “servizio” del M5s, portandogli percentuali bulgare nelle passate elezioni politiche.

Ieri il comico garante del M5s, Beppe Grillo, è esploso in un post in cui attacca Perino, di fatto l’intera comunità No Tav, dandogli del «fermacarte» e pentendosi di aver camminato al suo fianco, aizzando così folle pentastellate nei commenti.

Grillo non ha digerito le critiche, per altro pacate, pronunciate da Perino qualche giorno fa.

I due furono uniti fin dal 2005, quando sul palco di un parco torinese forgiarono durante una delle manifestazioni No Tav più massicce di tutti i tempi, circa ottantamila persone, il mito fondativo del M5s con questi tre concetti: mai più con la sinistra, i partiti sono tutti uguali, democrazia diretta come in val Susa.

Con Perino e Grillo sul palco erano presenti Marco Travaglio e Dario Fo e da quel lontano giorno di quattordici anni fa l’unione No Tav-M5s è stata indissolubile.

L’attacco di Grillo è stato poi rincarato dal parlamentare Manlio di Stefano che ha accusato implicitamente il movimento No Tav, citando i dati del Piemonte, di aver votato Lega nelle passate elezioni regionali ed europee.

Rottura totale, che sancisce la frana dell’ultimo anno, per altro molto lenta, perché il mondo No Tav ha sperato fino all’ultimo che gli uomini spediti a Roma – Alberto Airola, Elisa Pirro, Laura Castelli e Luca Carabetta – ottenessero qualcosa, o facessero qualcosa, o almeno si facessero vedere.

Di fronte alla sceneggiata delle mozioni post annuncio via social del presidente del Consiglio che ribadiva la volontà di proseguire con la costruzione della Torino-Lione, esasperati dalla fuga silente da ogni confronto di tutti i parlamentari 5S, il mondo No Tav è esploso in un moto di collera che si è cristallizzato nell’aggettivo «traditori» propagandato nel reame social dei 5S.

Il primo appuntamento che chiarirà le dimensioni dello scontro tra No Tav e governo giallo verde, sempre che sopravviva, è previsto per venerdì quando il governatore della regione Piemonte, Alberto Cirio, porterà la sua giunta a Chiomonte a parlare di compensazioni. Invitati all’incontro i sindaci che hanno sottoscritto il «patto del territorio», alcune madamine non si sa a che titolo, e l’ex sottosegretario di Forza Italia, governo Berlusconi, Mino Giachino.

«Noi non mancheremo all’appuntamento e andremo a protestare perché la val Susa non è in vendita. E non sarà certo il decreto sicurezza bis approvato da leghisti e 5S a fermarci», commentava ieri la No Tav Nicoletta Dosio. «Oltre a essere disumano per gli indegni motivi che conosciamo tutti, il decreto di Salvini è chiaramente contro i No Tav: noi andremo. Ci denuncino tutti: siamo pronti», concludeva.

In un comunicato il movimento No Tav ieri dichiarava: «Questo teatrino costruito sulla nostra pelle si svolge mentre decine di fogli di via vengono notificati ancora in questi minuti da carabinieri e polizia a tanti della valle che quotidianamente si spendono nelle iniziative di contrasto all’opera devastatrice. Continuiamo da noi. Da un cantiere di fatto fermo da oltre 400 giorni grazie alla nostra opera costante di presidio e iniziativa, da dei lavori di allargamento che sfidiamo Salvini a far partire, così da poter toccare con mano cosa significa cantierizzare un territorio ostile».

* Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO



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