Tunisia. Muore il presidente laico Béji Caid Essebsi

by Giuliana Sgrena * | 26 Luglio 2019 10:30

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Il novantaduenne presidente della Tunisia Béji Caid Essebsi è mancato il 25 luglio, giorno della Festa della Repubblica. E pensare che il giorno prima, in seguito alla richiesta di dimissioni del presidente da parte di Ghazi Chaouachi, leader della Corrente democratica, si era temuta una fine simile a quella di Bourghiba, estromesso dal potere con quello che è stato definito «golpe medico».

Certo la situazione è diversa ma la visione del presidente sofferente – ricoverato una prima volta dal 27 giugno al primo luglio per un grave malore e poi di nuovo mercoledì scorso – aveva riportato alla mente la figura di Bourghiba, negli anni ’80. Essebsi era stato un compagno di Bourghiba e suo ministro. La sua politica si ispirava a quella dell’ex presidente, laica e progressista. Soprattutto per quanto riguarda le donne.

Era stato Bourghiba con il codice della famiglia del 1956 a garantire alle tunisine una vita con maggiori diritti rispetto alle cittadine degli altri paesi arabi. Negli ultimi due anni è stato Essebsi a favorire la legge che permette alle tunisine di sposare non musulmani – nei paesi musulmani, infatti, ai maschi è permesso sposare donne che appartengono alla religione del libro, dunque cristiane ed ebree, ma non alle donne – e quella contro la violenza di genere.

Ma con Essebsi è caduto un altro tabù comune a tutti i paesi musulmani, la parità nell’eredità. E non è stato facile proporre una misura, la parità, che va contro la legge del Corano, che prevede la metà dell’eredità delle donne rispetto ai maschi.

Essebsi HA rappresentato per i tunisini l’alternativa al partito islamista Ennahdha che aveva vinto le prime elezioni dopo la primavera del 2011, anche se poi è stato costretto a trattare con loro. E oggi Essebsi se ne va lasciando il suo partito, Nidaa Tounes, lacerato dalle divisioni e dalle scissioni anche per colpa del figlio Hafedh da lui designato capo del partito. Lo stesso capo del governo da lui voluto, Youssef Chahed, ha creato un nuovo partito con gran parte dei transfughi da Nidaa Tounes e si è alleato con gli islamisti.

Tuttavia il presidente ha senza dubbio giocato un ruolo importante dopo la rivoluzione del 2011, prima come primo ministro e poi presidente dal 2014. La sua morte lascia un vuoto nel paese alle prese con due importanti scadenze elettorali. Nell’ultimo mese Essebsi ha firmato il decreto presidenziale che convoca le elezioni legislative per il 6 ottobre e le presidenziali il 17 novembre, oltre al decreto che prolunga lo stato di emergenza.

Béji Caid Essebsi (Bce per i tunisini) ha invece deciso di non firmare e promulgare i controversi emendamenti alla legge elettorale, approvati dal parlamento il 18 giugno, e per questo Chaouachi ne chiedeva le dimissioni. I motivi della sua scelta dovevano essere comunicati in questi giorni. Contro gli emendamenti 51 deputati avevano fatto ricorso all’Istanza provvisoria di controllo di costituzionalità.

Respinto il ricorso il futuro della legge elettorale era nelle mani del presidente che evidentemente ha tenuto conto delle posizioni contrarie. Oltre ad abbassare la soglia elettorale dal 5 al 3 per cento, gli emendamenti prevedono la soppressione dell’articolo che esclude gli ex-Rcd (il partito di Ben Ali) dalle elezioni e l’impedimento alle candidature di dirigenti delle associazioni e dei media, provocando la forte opposizione del sindacato Unione generale dei lavoratori tunisini (Ugtt) e anche di Nabil Karoui, proprietario di Nesma tv, dato per favorito nei sondaggi.

Il segretario dell’Ugtt Noureddine Taboubi è stato il primo a commentare la perdita di un grande «uomo di stato».

Chi assicurerà l’interim del presidente della repubblica? Secondo l’articolo 84 della costituzione dovrebbe essere la Corte costituzionale – che non è mai stata costituita e sostituita dall’Istanza provvisoria per il controllo della costituzionalità delle leggi – a incaricare il presidente del parlamento, Mohamed Ennaceur, di tenere le elezioni entro 45 e 90 giorni, ovvero entro metà settembre e fine ottobre, ma in questo caso si dovrebbe capovolgere il calendario elettorale. Intanto Ennaceur ha già inoltrato un messaggio ai tunisini invitandoli a «serrare i ranghi e a dare prova di solidarietà».

* Fonte: Giuliana Sgrena, IL MANIFESTO[1]

 

photo: Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dagli Stati Uniti [Public domain]

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