Taranto, nove indagati per la morte dell’operaio all’ex-Ilva
TARANTO. Sono nove, al momento, gli indagati per la morte dell’operaio Cosimo Massaro, il 40enne che mercoledì scorso ha perso la vita precipitando in mare con la sua gru, mentre provava a lasciare il mezzo meccanico al IV sporgente del porto di Taranto in concessione all’ex Ilva, ora ArcelorMittal Italia, durante il violentissimo nubifragio che si è abbattuto sulla città ionica.
La convalida del sequestro dell’area porta la firma dei pm Graziano e Di Tursi che coordinano le indagini di Guardia Costiera, Carabinieri e Spesal con l’obiettivo di chiarire dinamica dell’incidente e responsabilità.
Nel registro degli indagati sono finiti l’ingegner Stefan Michel Van Campe, datore di lavoro e gestore dell’unità produttiva per ArcelorMittal Italia del siderurgico di Taranto, Vincenzo De Gioia capo Divisione sbarco materie prime parchi primari e rifornimenti; Carmelo Lucca capo area sbarco materie prime; Giuseppe Dinoi capo Reparto di esercizio; Domenico Blandamura capoturno di esercizio del IV sporgente; Stefano Perrone membro della squadra di esercizio del IV sporgente; Mauro Guitto capo del Reparto manutenzione meccanica di ArcelorMittal, Andrea Dinoi capo del Reparto di manutenzione elettrica, Teodoro Zezza, capo del turno precedente all’incidente.
Al momento due i reati contestati: omissione dolosa di cautele contro infortuni e lesioni gravissime che con il recupero del corpo si è trasformato in omicidio colposo. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero a vario titolo consentito che i lavoratori utilizzassero apparecchiature di sollevamento come le gru di banchina, non idonee all’uso previsto, avendo peraltro omesso di installare sugli stessi meccanismi tali da prevenire eventuali infortuni sul lavoro.
* Fonte: Gianmario Leone, IL MANIFESTO
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