Sospesa la procedura di infrazione, purché l’Italia faccia i «compiti a casa»

by Andrea Colombo * | 4 Luglio 2019 12:24

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Conti pubblici. Moscovici: «Non è più giustificata. Il pacchetto approvato dal governo italiano risponde alle condizioni che avevamo posto»

Meglio di così all’Italia non poteva andare. Conte brinda, Tria esulta, Di Maio si complimenta, Salvini appare messo all’angolo. I mortaretti veri li spara il mercato, con una discesa a picco dello spread che scende sotto quota 200 punti per la prima volta dal dicembre 2017. Non si può dar torto alla coppia che ha gestito la trattativa, il premier e il ministro, se stappano champagne.
La commissione non chiederà di avviare la procedura: «Non è più giustificata», chiude la partita Moscovici. L’eurogruppo non farà storie, anche se è lo stesso Moscovici a riconoscere che qualche malumore potrebbe esserci, come del resto c’è già stato nel collegio dei commissari di ieri. Il commissario tedesco e quello olandese avrebbero infatti insistito per un esito diverso ma il francese assicura che invece Dombrovskis, il vicepresidente che con Mosocovici ha seguito dall’inizio il caso, è d’accordo con le conclusioni della commissione.

SIN QUI NULLA di imprevisto. Già da giorni era chiaro che la tempesta si era allontanata e la riunione degli sherpa, i capi di gabinetto dei ministeri europei del Tesoro, aveva anticipato in mattinata il pollice alzato della commissione. Sono i commenti con i quali lo stesso Moscovici illustra la decisione a rendere il quadro più roseo di quanto fosse prevedibile non solo una settimana fa, quando lo stesso Conte ammetteva che fermare la procedura era difficilissimo, ma anche solo un paio di giorni fa, a cielo ormai rischiarato. Moscovici largheggia in complimenti: «Il dialogo ha portato i suoi frutti. Sono state adottate misure serie. Lo psicodramma non è utile e il compito della commissione non è certo punire». Spunta persino uno sprazzo d’ottimismo su un possibile miracolo italiano: «La marmotta potrebbe tornare a correre».

Ma soprattutto Moscovici sgombra il campo da ogni ipotesi di procedura congelata o sospesa: «Avevamo posto tre condizioni: compensare lo scarto per il 2018, quello del 2019 da 0,3 punti di Pil e ottenere garanzie sul bilancio del 2020. Il governo italiano ha approvato un pacchetto che risponde alle tre condizioni». Per quanto riguarda le prime due non c’erano dubbi. Non solo perché Tria ha messo insieme una ragguardevole cifretta da 7 miliardi e passa, che in realtà lievita tra gli 8 e i 9 miliardi tenendo conto anche del condono fiscale. Ma anche perché per mettere insieme la somma che porta il deficit 2019 dal 2,5 al 2,04%, come da obbligo contratto in dicembre, il governo italiano si è impegnato senza possibilità di ripensamento a mettere sul tavolo di Bruxelles tutti i risparmi da Quota 100 e da Reddito di cittadinanza, cassando il miraggio di adoperarli per altre misure, come il decreto Famiglia dell’M5S.

L’ASPETTO RILEVANTE è la terza condizione, quel bilancio 2020 del quale Conte e Tria si sono decisi a parlare, dopo aver glissato a lungo, solo nell’ultima lettera spedita lunedì scorso, quella a doppia firma. Sono gli impegni messi nero su bianco in quella missiva che permettono a Moscovici di affermare che sono state offerte le opportune garanzie anche per quanto riguarda la legge di bilancio. In effetti quella lettera è un vero e proprio atto di genuflessione di fronte alle regole di Maastricht. L’obiettivo della legge di bilancio 2020, si legge infatti, «è conseguire un’ampia adesione al patto di stabilità». Sparite le proteste contro il saldo strutturale che figuravano nella prima lettera di Conte, quella che aveva irritato sommamente i commissari. Al suo posto c’è ora la promessa di migliorare il deficit strutturale dello 0,3% invece che registrare il peggioramento dello 0,2% ipotizzato a dicembre. Per evitare l’aumento dell’Iva, inoltre, la coppia preannuncia «una strategia integrata che si basa su una nuova spending review e sulla revisione delle tax expenditures».

SOLO CHE SE LA REVISIONE delle regole fiscali andrà a copertura del previsto aumento dell’Iva non potrà servire per finanziare la Flat Tax, della quale peraltro, nonostante le insistenze di Matteo Salvini, nella lettera non si fa parola. E neppure nei commenti a caldo. Conte festeggia l’aver portato a casa «il risultato che l’Italia merita», Tria plaude alla «bella giornata per il Paese». L’unico a parlare di Flat Tax «ancora in campo» è Salvini.

* Fonte: Andrea Colombo, IL MANIFESTO[1]

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