Mauro Palma: «La sentenza europea sulla Sea Watch ha un doppio profilo»
Abbiamo intervistato Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, per avere un parere sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo rispetto al caso dei migranti a bordo della Sea Watch 3.
Come interpreta la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo?
La decisione ha un doppio profilo. Va tenuto presente che si tratta di una sentenza sull’urgenza di un provvedimento da parte della corte, in base all’articolo 39 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), cioè rispetto a una situazione urgente da interrompere. Su questo, da un lato la Corte è giudicabile molto cauta, dall’altro è in linea con analoghe sentenze. Cioè afferma che non c’è l’urgenza di intervenire perché nei casi drammatici l’Italia ha provveduto a far scendere le persone. Poi però dice al governo di continuare a fare il possibile, perché controllerà l’evolversi della situazione. Questa seconda parte mi pare la più interessante perché afferma esplicitamente che rispetto allo sviluppo di quella situazione, e quindi rispetto alle persone sulla nave, c’è una responsabilità italiana.
Cosa significa?
Che quando la Corte entrerà nel merito, perché questa è solo l’urgenza, per esempio sulla violazione dell’art. 3 (quelle condizioni possono essere definite come trattamenti inumani e degradanti) o del 5 (le persone erano private della libertà in maniera informale e senza possibilità di ricorso) partirà dal fatto che la responsabilità è italiana. E qui ci potrebbero essere valutazioni diverse da quelle espresse l’altro ieri. Mi pare si sia colta solo mezza parte della questione.
Quindi la sentenza non le pare contraddittoria, come hanno scritto gli avvocati di Sea Watch?
La considero in linea con altre della stessa Corte. Non chiude le porte a possibili decisioni future nella valutazione del merito di natura differente.
Non è singolare che una Corte auspichi che un governo si prenda cura delle persone senza ordinarlo?
In qualche modo lo ordina, seppur implicitamente. Metterlo nella sentenza equivale a dire che se non viene fatto cambia il quadro. È chiaro che è una sentenza sulle procedure. Voglio vedere come sarà definito il trattenimento in mare per 14 giorni di persone deboli quando si esaminerà il merito. Poi è vero che la sentenza poteva essere più coraggiosa, poteva dire “intervengo già sul momento”. Ma è un po’ come il caso della Diciotti, sebbene quello sia stato tutto italiano. Quando la procura salì a bordo ci si chiese perché, se c’era una violazione, non è stata interrotta immediatamente facendo scendere le persone. La procura non lo ha imposto però poi ha ritenuto che si dovesse aprire un procedimento. La Corte potrebbe fare un po’ la stessa cosa. Non ha imposto di scendere adesso ma vedremo cosa deciderà sulla situazione di fatto
* Fonte: Giansandro Merli, IL MANIFESTO
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