In poche ore raccolti quasi 200mila euro per le spese legali della Sea Watch

In poche ore raccolti quasi 200mila euro per le spese legali della Sea Watch

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«Raccolta fondi per spese legali e sanzioni per Seawatch 3». Questo è il nome dell’iniziativa lanciata su Facebook dall’utente Franco Matteotti, che sta riscontrando un incredibile successo. Infatti a distanza di 24 ore sono stati raccolti quasi 200 mila euro.

La raccolta fondi è stata lanciata il 26 giugno, subito dopo la decisione, presa dal Capitano Carola Rackete, di entrare nelle acque territoriali italiane. La scelta di infrangere il divieto è stata dettata dalla necessità di salvare i 42 migranti a bordo, ormai in balia del mare da due settimane. Una decisione che ha subito scatenato l’ira del Ministro dell’Interno Salvini, che ha definito la trentunenne tedesca una «sbruffoncella, che fa politica sulla pelle degli immigrati».

Il decreto sicurezza bis per la violazione del divieto notificato al comandante, come in questo caso, prevede «la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000». Inoltre in caso di reiterazione è prevista «la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente al sequestro cautelare».
Un aspetto sottolineato anche sulla pagina Facebook dell’iniziativa: «Se il nostro capitano Carola segue la legge del mare, che le chiede di portare le persone salvate dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, potrebbe affrontare pesanti condanne in Italia».

Tuttavia viene anche spiegato che nel caso in cui non fosse necessario il ricorso ai fondi donati, «questi rimarranno a disposizione della Sea Watch per la prossima missione».

Il passaparola digitale sta funzionando, diventando sempre più virale. «Aiutaci a difendere i diritti umani, condividi questo post e fai una donazione per la sua difesa legale». Con queste parole viene lanciato l’appello a favore della Sea Watch 3, in difesa della quale si stanno mobilitando in tanti.

Infatti non si tratta dell’unica raccolta fondi. Al contrario questa pratica è stata adottata anche da altre realtà, come la Rete Nazionale Antifascista. Anche quest’ultima ha registrato un esito positivo e una consistente quota.

Il rapido successo di una raccolta fondi spontanea, lanciata su un social network da un cittadino comune, rappresenta un importante segno di civiltà, attraverso cui moltissime persone stanno riuscendo a dire la propria, ad offrire il proprio contributo e a combattere quello che ritengono un atto disumano, a scapito della vita di 42 persone.

* Fonte: Michele Petruzzo, IL MANIFESTO



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