by Massimo Franchi * | 23 Giugno 2019 23:15
Rassicurazioni a parole, aumento della cassa integrazione nei fatti. Se due giorni fa Fca a Torino ha confermato gli investimenti promessi in Italia, dopo meno di 48 ore arriva la notizia dell’aumento della Cigs per lo stabilimento di Cassino. Nella fabbrica dove si producono le nuove Alfa Romeo (Giulia e il suv Stelvio) l’azienda ha annunciato a sindacati e agli ormai meno di 4 mila lavoratori 9 giorni di cassa integrazione a luglio che portano il totale nei primi sette mesi del 2019 a ben 68 giorni.
Una notizia – un fatto – che rendono le dichiarazioni di giovedì del responsabile Emea di Fca Pietro Gorlier – in predicato di tornare negli States – sulla conferma del piano da 5 miliardi di investimenti per gli stabilimenti italiani con il raggiungimento della piena occupazione nel 2022 e l’intenzione di andare avanti nello sviluppo della mobilità elettrica come parole al vento. Peraltro riferite non direttamente ma riportate dal neo presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dalla sindaca di Torino Chiara Appendino.
Anche per Torino i fatti smentiscono gli impegni di Fca. A Mirafiori e Grugliasco la produzione nei primi sei mesi dell’anno sono simili al 2018 e dunque dimezzati rispetto al 2017: 6.300 Levante a Mirafiori e 4.400 tra Ghibli e Quattroporte, tutte del marchio Maserati in grande difficoltà. Nel frattempo i lavoratori torinesi nei due stabilimenti sono passati da 5.200 a 4.800 in conseguenza del piano di incentivi all’uscita promosso da Fca e il contratto di solidarietà viene usato al 60 per cento, il suo limite massimo.
Il tutto senza dimenticare la situazione dei tanti stabilimenti italiani legati alle produzioni diesel – Cento (Ferrara) e Pratola Serra (Avellino) – che rischiano a brevissimo di non avere più una missione produttiva.
«Dinnanzi ai numeri drammatici è indispensabile ritrovare una unità di azione con i lavoratori verso governo e imprese perché sono a rischio migliaia di posti in uno dei settori principali dell’industria», attacca il segretario nazionale della Fiom Michele De Palma che condivide con i francesi della Cgt la preoccupazione per le conseguenze della mancata fusione con Renault.
Tornando a Cassino, lo stabilimento oltre alle giornate di Cigs – 1-5-8-12-18-19-22-25-26 luglio – rimarrà poi chiuso per ferie dal 29 luglio al 21 agosto. «Il piano industriale prevedeva un investimento globale di 5 miliardi, che a Cassino avrebbe portato alla conversione ibrida dei due modelli attualmente prodotti (Giulia e Stelvio) e un nuovo modello a marchio Maserati raggiungendo la piena occupazione entro il 2021 – spiega il segretario provinciale della Fiom Donato Gatti – . Ma al momento stiamo assistendo solo a crisi e ammortizzatori sociali. La verità è che non solo siamo completamente fermi, da poco sono arrivate le smentite sul Suva Maserati, ma soprattutto non riusciamo nemmeno a pianificare la conversione ibrida dei modelli. Nel frattempo molte sono state le uscite e l’organico ha subito un calo importante: dai 4400 dipendenti nel 2017 (il supposto «trionfo del Jobsact», ndr) siamo a 3800 lavoratori. E le previsioni per il futuro continuano ad essere negative».
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]
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