Draghi ricarica il bazooka del Quantitative easing. Trump reagisce a cannonate

Draghi ricarica il bazooka del Quantitative easing. Trump reagisce a cannonate

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Neanche un tweet per la visita a Washington di Salvini. Ben due dedicati a «Mario D». Donald Trump tiene in alta considerazione un italiano: non è il vicepremier e leader della Lega. È il presidente uscente della Bce. Che addita al globo come nemico degli Stati Uniti.

Pietra dello scandalo le dichiarazioni di Mario Draghi al forum dei banchieri centrali a Sintra (Portogallo) in cui torna a rilanciare l’uso del Quantitative easing per contrastare la debolezza dell’economia europea.
«L’incertezza che ormai dura da tempo non rappresenta più un rischio, ma è rischio che si è materializzato», è la premessa del presidente Bce. «Abbiamo numerose indagini macro che indicano che l’economia sta rallentando anche se rimane in crescita ma ciò che appare chiaro è che le attese di inflazione stanno peggiorando – ha detto Draghi – e l’inflazione sembra convergere verso l’obiettivo di lungo periodo in maniera più lenta». A fronte di questo scenario, Draghi ha sottolineato che il consiglio direttivo di Francoforte rimane pronto ad agire.

LA BCE «È PRONTA ad altre misure come ulteriori tagli dei tassi insieme a misure per mitigare gli effetti negativi, qualora ve ne siano, dei tassi negativi». A ulteriori tagli dei tassi verrebbero dunque collegate misure per lenire le eventuali ricadute negative, un passo in avanti rispetto agli dichiarazioni precedenti in cui gli effetti negativi sulla redditività delle banche erano solo un elemento di valutazione.

Draghi ha infine anche ribadito che il Qe ha ancora un considerevole spazio di azione. «In assenza di miglioramenti, tali che il ritorno sostenuto dell’inflazione verso il nostro obiettivo sia messo a rischio – ha detto il presidente Bce – sarà necessario ricorrere a ulteriori stimoli». «Nelle prossime settimane – ha aggiunto – il Consiglio direttivo delibererà in che modo i nostri strumenti possono essere adattati alla severità del rischio alla stabilità dei prezzi». Questo si applica, ha detto, a tutti gli strumenti di politica monetaria. «Ulteriori tagli dei tassi di interesse e misure per mitigare eventuali effetti negativi rimangono parte dei nostri strumenti e il programma di acquisto di bond ha ancora considerevole spazio a disposizione».

Passano pochi minuti e Trump prende in mano il telefono. «Mario Draghi ha appena annunciato che potrebbero arrivare altri stimoli (all’economia europea), che hanno immediatamente fatto scivolare l’euro rispetto al dollaro. Così per gli europei diventa ingiustamente più facile competere con gli Stati Uniti. Sono anni che vanno avanti così insieme con la Cina ed altri Paesi».E sì che il bazooka, in quanto arma, dovrebbe piacere a Trump. Invece le reazioni dei mercati producono un secondo tweet del presidente statunitense: «Le borse europee crescono a causa delle dichiarazioni – ingiuste per gli Stati Uniti – fatte oggi da Mario D.».

I TWEET VENGONO LETTI A SINTRA e Mr D. è costretto a commentare senza citarne l’autore. «Abbiamo un mandato che è quello della stabilità dei prezzi e siamo determinati a usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per rispettare il nostro mandato. I tassi di cambio non sono un nostro target», risponde Draghi smentendo di voler cercare un vantaggio competitivo per l’euro preannunciando nuove misure di stimolo.

«In assenza di un miglioramento dell’economia sarà necessario un ulteriore stimolo». «Così gli europei
continuano a competere in modo ingiusto con noi»

La mossa di Draghi è una svolta politica perché traccia un sentiero quasi irrevocabile per il prossimo presidente della Bce, fino a promettere di contrastare la bassa inflazione spingere i prezzi anche sopra il limite del 2% nel medio termine: un messaggio chiarissimo ai leader europei e alla Bundesbank ora che fra i papabili a succedere a Draghi c’è il «falco» Jens Weidmann. In pochi si aspettavano, dal simposio delle banche centrali che la Bce ospita a Sintra che un Draghi giunto a meno di cinque mesi dalla fine del suo mandato potesse spingersi fin qui. E invece il presidente della Bce ha sorpreso un’altra volta gli investitori, mandando le borse in netto rialzo trainate dalle banche, con Piazza Affari che ha archiviato la performance migliore con +2,46%, seguita da Parigi (+2,2%), Francoforte (+2,03%) e Londra (+1,17%).

LO SPREAD È SCESO sotto 240 ai minimi da marzo (fino a 236,8 per poi chiudere a 243 punti base), e l’euro ha segnato un ribasso di oltre un centesimo sotto 1,12 dollari.

Colti di sorpresa gli analisti, ora prevedono un tasso sui depositi da -0,4% a -0,5% già a luglio. Non solo: sempre a luglio, Draghi potrebbe far ripartire il Quantitative easing alzando la soglia di bond acquistabili per ciascun paese emittente ed emissione di bond (oggi il 33% del totale). E magari più in là rivedere la «capital key» che vuole acquisti proporzionati alla grandezza delle varie economie dell’Eurozona. Un favore non da poco al governo italiano.

* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO



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