by Adriana Pollice * | 2 Giugno 2019 9:15
«La Sea Watch è libera»: con un post sui social l’Ong tedesca ieri ha annunciato il dissequestro della nave da parte della procura di Agrigento per «cessate esigenze probatorie». Il blocco era arrivato dopo il salvataggio di 47 naufraghi, sbarcati il 18 maggio a Lampedusa. I pm hanno aperto un fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma è orami una routine. Unico indagato il comandante della nave, Arturo Centore.
Se la procura ha lasciato l’imbarcazione libera di proseguire la sua missione è perché nulla di rilevante è stato appurato. I volontari potranno lasciare il porto di Licata e riprendere le attività di ricerca e soccorso. «Speriamo che ciò valga a interrompere una campagna diffamatoria nei confronti della Sea Watch di cui si è reso responsabile, in più occasioni, il ministro dell’Interno italiano», il commento degli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino. «Il dissequestro conferma la correttezza dell’operazione di salvataggio operata dall’equipaggio della Ong», sottolineano ancora i due legali.
Il comandante ha fornito una piena collaborazione alla polizia giudiziaria consegnando mail, documenti fotografici e audio, mentre i medici della Ong hanno confermato le condizioni precarie dei migranti a bordo e l’assoluta necessità di procedere allo sbarco a Lampedusa, nonostante l’iniziale divieto delle autorità: in molti a bordo avevano minacciato il suicidio. «Nei giorni scorsi sono state numerose le notizie di persone in difficoltà – ha spiegato la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi -. Alcune hanno atteso ore per essere soccorse, altre sono ancora ostaggio in mare senza indicazione di un porto sicuro. Le persone continuano a partire, auspichiamo di tornare presto nel Mediterraneo centrale con le altre Ong insieme agli assetti militari, che prima di noi hanno soccorso vite in mare.
Speriamo possa essere fatto ancora e non osteggiato dal governo, che deve astenersi da diffamazioni senza alcuna base legale».
Attraccherà invece stamattina a Genova il pattugliatore della Marina militare Cigala Fulgosi, che giovedì scorso ha soccorso un gommone, al largo delle coste libiche, che aveva a bordo cento migranti (23 i minori). In 20 hanno bisogno di cure mediche. I migranti non rimarranno in Liguria: «Nessuno sarà a carico degli italiani – ha annunciato Salvini -. Grazie alle nostre buone relazioni, una parte sarà accolta in cinque paesi europei mentre tutti gli altri saranno ospitati dal Vaticano». Il salvataggio della Fulgosi aveva sollevato le proteste delle Ong perché la posizione del gommone, sgonfio e con il motore fermo, era stata comunicata ai Centri di coordinamento già il giorno precedente. Il soccorso è avvenuto solo dopo che si era diffusa la notizia, poi smentita, di una vittima di 5 anni a bordo.
«Queste persone sono in pericolo da ore. Ci stiamo rifiutando di vederle», avevano denunciato Sea Watch e Alarm Phone. Una volta intervenuta la Marina, il Viminale ha deciso di dirottare il pattugliatore dalla Sicilia a Genova. Salvini ieri ha spiegato: «Ho detto: datemi tempo, andate a Genova, per avere accordi con paesi europei e con il Vaticano. Spero che non ci sia qualche magistrato pronto a indagarmi per questo. Però li vedo molto impegnati a indagarsi tra di loro». In serata ha aggiunto: «Non mi stupirebbe l’apertura di un procedimento penale a mio carico da parte del tribunale dei ministri di Catania».
* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO[1]
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