Crisi Aziendali. Gli operai Whirlpool si ribellano alla delocalizzazione

Crisi Aziendali. Gli operai Whirlpool si ribellano alla delocalizzazione

Loading

NAPOLI. Oggi a Roma saranno almeno un migliaio i lavoratori a presidiare il ministero dello Sviluppo economico: Luigi Di Maio avrà difronte la statunitense Whirlpool che, venerdì scorso, ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Napoli dove si producono lavatrici, 430 addetti che salgono a circa 1.400 con l’indotto. Nella capitale arriveranno anche compagini dall’Avio, Alenia, Hitachi, Fca. Al Mise andranno a dire che esiste un’emergenza Campania: da venti anni si dismette all’ombra del Vesuvio, tutelando invece i siti del centro nord. «L’abbiamo visto pure noi di Alenia – racconta un operaio -, volevano cancellare la nostra storia per tenere il comparto in Lombardia e Piemonte. Siamo riusciti a bloccare il piano ma, intanto, hanno chiuso Casoria e Capodichino».

LA WHIRLPOOL A OTTOBRE ha sottoscritto al Mise il Piano industriale 2019-2021, che prevedeva per Napoli un investimento di 17 milioni e il trasferimento di tutte le produzioni di alta gamma a via Argine. Quella parte di produzione che si spostava dalle Marche sarebbe stata compensata dal rientro dalla Polonia delle lavasciuga. I vertici aziendali a Napoli avevano mostrato il prototipo, segreto, del nuovo modello tutto design e qualità, 500mila pezzi all’anno ad alto valore aggiunto, ideato per fare concorrenza a Miele e Bosh.

POI IL SILENZIO. Niente incontri con i fornitori e neppure con i tecnici per preparare le linee. Un silenzio che ha reso evidente il cambio di piano in atto. «Il sospetto – spiegano i lavoratori – è che ci siano problemi sugli ultimi modelli di alta gamma e noi adesso paghiamo anche questo».

DOPO SOLI SETTE MESI l’accordo è stato cestinato: «Hanno fatto tesoro di quanto successo nel 2015, quando Whirlpool acquisì Indesit dalla famiglia Merloni – racconta Mauro Cristiani, della segreteria Fiom di Napoli -. Allora fecero l’elenco dei siti da chiudere e tutte le fabbriche si sollevarono. Adesso ne hanno isolata una. Ma se il piano riesce, presto potrebbe toccare agli altri». I lavoratori del gruppo lo sanno e infatti sono sul piede di guerra. Nelle Marche, a Melano e Fabriano, ieri hanno fatto 30 minuti di sciopero e oggi ulteriori 90. Presidi ieri a Siena e, ancora nelle Marche, a Comunanza dove si lavora la metà delle ore previste e gli operai hanno impedito l’accesso a impiegati e fornitori.

DEGLI OLTRE 6.300 DIPENDENTI dei sei siti italiani nessuno è tranquillo. A Siena sono in solidarietà da anni e lavorano a scartamento ridotto. A Comunanza le linee sono molto più vecchie rispetto a Napoli, dove sono stati investiti 70 milioni grazie ai fondi Ue. «A Varese dicono che sposteranno i microonde dalla Cina e i forni dalla Polonia – spiega il delegato Fiom, Giovanni Fusco – ma come li fanno rientrare così possono riportarli fuori». A Roma i pullman da Napoli arrivano dopo quattro giorni passati a presidiare la fabbrica giorno e notte. Ieri c’è stata un’assemblea con i delegati di Fim, Uilm e Fiom. I sindacalisti nel pomeriggio si sono spostati a Caserta dove, dei due siti originari dell’Indesit, è rimasto solo l’hub della componentistica che, a regime, assorbirà appena 200 dipendenti. Un capannone che, all’occorrenza, l’azienda potrà spostare al centro nord se riuscirà a chiudere l’impianto di via Argine.

ANTONIO È DA 16 ANNI alla Whirlpool: «Ci lavorava mio padre, ho cominciato a 17 anni. Uscivo da scuola e venivo in fabbrica a fare i turni del pomeriggio. Venerdì il nostro ex capo, Luigi La Morgia, ha comunicato la chiusura di Napoli. Se ha fatto carriera è grazie a noi. I capi restano massimo tre anni, noi qui siamo alla terza generazione. Se possono spedire la produzione in Polonia pure è grazie a noi: ci portavano gli operai dall’estero perché gli insegnassimo a fare le lavatrici. Se non sono interessati, possono posare i marchi italiani al Mise e tornare negli Usa». Il decreto Dignità avrebbe dovuto bloccare le delocalizzazioni, i sindacati avvisano Di Maio: «Ci aspettiamo che pretenda il rispetto del piano che lui stesso ha firmato. Piano grazie al quale Whirlpool ha avuto altri due anni di ammortizzatori sociali. Al tavolo vogliamo anche regione e comune». Ci sarà il vicesindaco Enrico Panini e l’assessore regionale Sonia Palmeri.

* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO



Related Articles

Pensioni. Quota 100, se anche Boeri imbocca la strada della demagogia

Loading

La sparata sui 100 miliardi di aumento del debito pensionistico è pura propaganda

L’Europa amletica litiga ancora sulla Grecia

Loading

I mercati, dopo l’attacco contro Roma, attendono l’esito dello stress test per le banche, previsto per domani

DISUNIONE UE Si litiga anche sul vertice di venerdì, che resta in forse
La Francia appoggia l’ ipotesi di un summit straordinario, la Germania, con l’Olanda, frena. Per Berlino si può aspettare settembre, quando arriverà  in scadenza la sesta tranche del prestito da versare ad Atene da 110 miliardi di euro

Salta la stretta sulle pensioni al Senato decreto nel caos

Loading

Berlusconi: ma la manovra è ok  “Addio alla supertassa, aumento dell’Iva extrema ratio”.  Il repubblicano Nucara ammette: “I saldi restano invariati, è l’unica cosa certa”. In commissione Bilancio il ritardo nei lavori si accumula. Schifani: “Fare presto” 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment