by Giansandro Merli * | 18 Giugno 2019 19:25
«Sabato 22 giugno Roma scende in piazza per una città aperta, solidale e libera. Contro gli sgomberi che minacciano importanti realtà sociali, culturali e abitative della città» dice Valerio, attivista del centro sociale Acrobax. L’ex cinodromo, occupato nel 2002 sull’onda lunga del movimento di Genova, è stato recentemente inserito in una lista della prefettura di Roma insieme ad altri 21 edifici da sgomberare. Spazi sociali come il Nuovo Cinema Palazzo, a San Lorenzo, o lo Strike, a Casal Bertone. Ma anche tanti palazzi che erano vuoti, sono stati trasformati in case dai movimenti per il diritto all’abitare nel corso degli anni e offrono oggi un tetto a oltre 2mila persone in emergenza abitativa.
ALCUNI ESPONENTI dell’ampia rete che sta organizzando la manifestazione «Roma non si chiude» si sono dati appuntamento ieri mattina intorno alle 10 per una conferenza stampa davanti al Viminale. L’azione ha assunto i tratti di un blitz perché durante la scorsa settimana la questura ha prima autorizzato e poi negato la possibilità di un momento di comunicazione nei pressi del grande edificio di piazza Indipendenza, sgomberato il 24 agosto 2017 con dure cariche e uso di idranti contro le famiglie che lo abitavano. Nonostante non fosse stata data una convocazione pubblica, numerosi agenti della Digos attendevano gli attivisti. Nelle strade laterali erano presenti anche dei blindati. Non si sono verificati momenti di tensione.
SULLO STRISCIONE srotolato davanti alla sede del ministero dell’Interno, oltre alle parole d’ordine della mobilitazione riprese anche negli interventi, è stato stampato il disegno che il fumettista Zerocalcare ha realizzato appositamente per il corteo. Un palazzo pieno di persone diverse: giovani e anziani, italiani e migranti, sportivi e cuochi, una ragazza con la maglietta fucsia che ricorda il colore del movimento Non Una Di Meno e un ragazzo con un cappellino con la stella rossa al centro. Un’allegoria dei tanti mondi che compongono le decine di spazi sociali e case occupate della capitale, luoghi che negli anni si sono affermati come infrastrutture dei movimenti che rivendicano giustizia sociale, antifascismo e antirazzismo, autodeterminazione delle donne, riconversione ecologica del sistema produttivo, investimenti nei servizi e nella formazione.
«A ROMA le politiche reazionarie e di esclusione del governo si traducono concretamente in una lista di immobili da sgomberare», recita il comunicato di lancio del corteo. Nello stesso testo gli organizzatori denunciano il tentativo di «soffocare i luoghi del dissenso e gli spazi dove migliaia di uomini e donne si organizzano per rivendicare i propri diritti (dall’accesso allo sport al diritto alla salute e ad avere un tetto sopra la testa), gli spazi femministi e quelli della produzione culturale indipendente ma anche le forme di organizzazione e costruzione di attività inclusive e solidali nel mondo dell’istruzione e nelle periferie».
TRA I TESTIMONIAL della campagna, insieme ad altri esponenti del mondo dello spettacolo, c’è Marcello Fonte. L’attore, che lo scorso anno ha vinto il premio come miglior protagonista al festival di Cannes per il film Dogman, è attivo da tempo tra gli spazi sociali della capitale e si è fatto ritrarre con un cartello riportante l’hashtag: #ChiDisprezzaSgombera.
IL PERCORSO che sfocerà sabato prossimo nel corteo cittadino affonda le radici in un’affollata assemblea pubblica che si è svolta il 30 maggio al Nuovo Cinema Palazzo[1]. In quell’occasione le variegate realtà presenti hanno messo al centro della mobilitazione non solo la difesa degli spazi occupati, ma la rivendicazione di una città differente in cui l’idea di sicurezza si collega a maggiori servizi, all’incremento della produzione culturale e dei luoghi di incontro e contaminazione, a una gestione dello spazio pubblico aperta a percorsi di partecipazione e cittadinanza attiva.
«IN CORTEO ci saranno associazioni, comitati, centri sociali e tutte le cittadine e i cittadini determinati a riaprire le porte di una città che vorrebbero chiudere ogni giorno di più», ha detto in conclusione della conferenza stampa una giovane attivista. L’appuntamento è alle 16 in piazza Vittorio. Nonostante il caldo sarà importante esserci.
* Fonte: Giansandro Merli, IL MANIFESTO[2]
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