La Sea Watch 3 bloccata al largo, per l’Onu l’Italia vìola i diritti umani

La Sea Watch 3 bloccata al largo, per l’Onu l’Italia vìola i diritti umani

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La Sea Watch 3 è arrivata a Lampedusa ieri pomeriggio, la direttiva emanata mercoledì dal ministro dell’Interno Matteo Salvini (che bollava la nave dell’Ong tedesca come «non inoffensiva» e «pericolosa per la sicurezza nazionale») non è servita a bloccare l’arrivo nelle acque italiane ma i volontari sono stati fermati alla fonda, a un miglio dal porto, con i 47 migranti ancora a bordo, tra i quali tre donne (una incinta) e 10 minori non accompagnati, sorvegliati dalle Fiamme gialle.

IN SERATA IL VICEPREMIER Luigi Di Maio si è smarcato ancora da Salvini: «Sto sentendo il presidente del Consiglio su questo» mentre l’Onu ha messo sotto accusa il governo. L’Alto Commissariato per i Diritti umani, con una lettera indirizzata al ministro degli Esteri, ha chiesto all’Italia di ritirare le direttive del Viminale sul salvataggio in mare e di interrompere l’approvazione del decreto Sicurezza bis, che Salvini è deciso a portare in Consiglio dei ministri domani. La politica dell’esecutivo metterebbe a rischio «i diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo». E ancora: «Fomenta la xenofobia, viola le convenzioni internazionali». La nota è stata preceduta da due richiami arrivati a Roma nel 2018, ignorati dal governo. Nonostante le pressioni dall’Onu, ieri per i migranti è stata l’ennesima giornata d’attesa. Dei 65 naufraghi salvati al largo di Zuara, in 18 erano stati trasbordati venerdì a Lampedusa dalla Guardia costiera per «motivi umanitari».

Nessun porto sicuro assegnato, neppure in Tunisia come aveva diffuso il Viminale, Sea Watch è rimasta a ridosso delle acque territoriali fino a ieri mattina. Visto che il viceministro leghista insisteva a ripetere «no e no. Non decidono le Ong chi entra in Italia», i volontari hanno deciso di prendere l’iniziativa: «È stata chiesta la revoca della diffida di superare le acque territoriali per motivi umanitari – ha spiegato Giorgia Linardi, portavoce Sea Watch -. Il comandante ha annunciato alla Guardia costiera l’intenzione di dirigersi verso Lampedusa. Le ragioni umanitarie supererebbero le motivazioni nel diniego».

LA NAVE È STATA AVVICINATA dalle motovedette dei finanzieri, che hanno chiesto le intenzioni: «Abbiamo ribadito che si tratta di ragioni umanitarie – prosegue Linardi – visto anche il meteo, con onde di tre metri e vento in aumento, e lo stato psicofisico delle persone a bordo». Così intorno alle 16 Sea Watch 3 ha calato l’ancora alla fonda preparandosi per il braccio di ferro successivo. «Nessuna intenzione di violare le regole, che abbiamo rispettato – conclude Linardi -, ma le condizioni sono mutate e la nostra scelta è diventata obbligata».

I naufraghi sono stati salvati mercoledì scorso, messe donne e bambini al riparo sotto coperta, gli uomini hanno passato tre giorni sul ponte al freddo. Uno di loro non ha una gamba, con il mare mosso non riesce a muoversi. Il medico di bordo ha spiegato che, con il mal di mare e lo stato di debilitazione per la prigionia in Libia, ci sono casi gravi di disidratazione da trattare a terra, così come le ustioni rimediate quando erano alla deriva. «Siamo preoccupati per le condizioni psicologiche – ha concluso -. Hanno visto sbarcare le famiglie. Si sono sentiti abbandonati, esseri umani senza valore, e hanno cominciato a minacciare atti di autolesionismo fino al suicidio».

A Lampedusa c’è il procuratore di Agrigento pronto ad aprire un fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, come da prassi. Dal Viminale hanno annunciato fin dal pomeriggio: «Il ministero non autorizza lo sbarco. Se qualcuno nel governo non è d’accordo si prenda la responsabilità di dirlo. Li consideriamo complici dei trafficanti, abbiamo buoni motivi per dirlo». Motivi che non hanno trovato conferme nelle inchieste sulle Ong, conclusesi fin qui in un nulla di fatto.

SALVINI IERI ERA NEL PIENO della campagna elettorale turbosovranista così ha sfoderato tutto il repertorio: «Sea Watch sta disubbidendo a indicazioni di Capitaneria e Finanza, abbiamo fatto scendere neonati e malati ma quella nave in un porto italiano non entra. Non può uno stato farsi dettare le regole dai complici dei trafficanti pagati dai Soros di turno. Decido io e ho detto no». E sulle posizioni alla Victor Orbàn in tema di migranti: «Non voglio ridistribuire nessuno, non voglio che arrivino. Se vinciamo le europee non entra più nessuno». Ma dai 5S Luigi Di Maio ribatte: «Spero che Salvini abbia chiesto ai governi sovranisti di prendersi i migranti che arrivano in Italia, perché ci costringono a tenerli tutti qui».

* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO



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