by Silvio Messinetti * | 11 Maggio 2019 9:22
CATANZARO. Nelle stesse ore in cui Matteo Salvini fa il suo solito, noioso, show elettorale a Catanzaro, in mezzo a proteste di piazza e balconi poco accoglienti, Mimmo Lucano torna nel suo esilio di Caulonia Marina, dopo aver ricevuto il 9 maggio a Cinisi il premio Musica e Cultura Peppino Impastato «per aver costruito un modello di economia alternativa che ha messo al centro l’Essere Umano». E proprio oggi il sindaco sospeso avrebbe voluto tornare nella sua Riace, dopo tanti mesi di restrizione coatta, per presentare la Fondazione «È stato il vento», insieme a molti artisti di quei 123 che hanno promosso e firmato «l’Appello della musica per Riace». Ma, nonostante avesse presentato regolare istanza per ricevere la deroga temporanea al divieto di dimora, e nonostante il parere favorevole del pm, i giudici del tribunale di Locri hanno rigettato la richiesta, «in quanto non si ravvisano motivi per derogare alla restrizione stante la fase in cui si trova il processo a suo carico».
Gli artisti e i musicisti ci saranno ugualmente nelle vie del borgo, lui no. «Trasite e favorite», sarà lo slogan. Entrate e favorite, come si usa dire in Calabria. Solo Lucano, dunque, non potrà entrare per decisione, reiterata, del tribunale. Con lui la legge è impietosa, lo tratta come il peggiore dei mafiosi. Quanta durezza con lui, e quanta «dolcezza» invece, con i fascisti che portano impuniti il terrore nelle periferie, vomitano odio e razzismo contro gli ultimi della terra e minacciano bellamente ad ogni occasione lo stesso «sindaco dell’accoglienza». Era già accaduto a metà gennaio a Crotone dove un’imponente manifestazione in suo favore era stata disturbata e, persino, messa in forse da un manipolo di militanti di Forza Nuova che, con l’inaudito beneplacito della prefettura, avevano inscenato un corteo. Quattro mesi dopo i fascisti di Forza Nuova ci riprovano. Stesso protagonista, Lucano, atteso lunedì prossimo all’Università la Sapienza di Roma per una lezione alla facoltà di Lettere e Filosofia, stessi provocatori di professione, i forzanovisti. «Siamo pronti a bloccare la conferenza del sindaco indagato con un comizio del nostro segretario nazionale Roberto Fiore in piazzale Moro», blaterano in rete. Segue il consueto bagaglio di propaganda xenofoba: «Diremo no al modello Riace, no alla sostituzione etnica, no al business dell’accoglienza. Non possiamo tollerare che questo nemico dell’Italia salga in cattedra». La replica di Lucano è immediata: «Io nemico dell’Italia? Un’assurdità. La loro protesta non mi spaventa e non mi interessa. Ci avevano già provato invano a Crotone tempo fa. Mi interessa, piuttosto, parlare agli studenti che sono il futuro della nostra società. In Italia viviamo un momento difficile in cui ci viene detto che deve prevalere la disumanità, si è creato un clima d’odio, di forte contrapposizione sociale. Ed è inutile girarci intorno: c’è una deriva fascista».
La reazione delle forze politiche e sindacali è stata netta: dal Pd a La Sinistra, dalla Cgil ai sindacati di base, si chiede in coro il divieto della manifestazione. «Quella dei neofascisti è un’intimidazione e una provocazione che non può essere tollerata – dice Maurizio Acerbo, segretario del Prc – e il questore ha il dovere di vietare questa iniziativa che fa tornare alla memoria le pagine più nere della storia. Questi tetri figuri minacciano Lucano in quanto simbolo dei valori della Costituzione nata dalla Resistenza. Non è accettabile che un uomo come lui debba trovare ad accoglierlo all’Università di Roma i nipotini di Hitler e Mussolini. Proponiamo a tutte gli antifascisti, alle forze democratiche, di ritrovarci in massa davanti alla facoltà di Lettere per accogliere Mimmo con abbracci e applausi». «Sono certo che le forze dell’ordine, il prefetto e la questura garantiranno la libertà di espressione all’interno della Sapienza», dichiara il leader del Pd, Nicola Zingaretti. Visti i tempi (e i precedenti) è tutto da dimostrare.
* Fonte: Silvio Messinetti, IL MANIFESTO[1]
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