Decreto sicurezza. Il prefetto di Siracusa vieta i cortei operai: non si può protestare

by Alfredo Marsala * | 19 Maggio 2019 9:47

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Vietato protestare a Siracusa. Almeno fino al 30 settembre. Cassaintegrati, precari o lavoratori che intendessero farlo per difendere posti e diritti dovranno tenersi lontano dal petrolchimico, dai piazzali delle raffinerie, da bivi e rotatorie che portano nelle fabbriche. Per il prefetto Luigi Pizzi l’area industriale deve rimanere libera. Anche perché, e tra le motivazione è quella più incredibile, «le manifestazioni in argomento assumono ulteriori profili di criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica, anche in considerazione della ormai avviata stagione primaverile-estiva».

Insomma, agli occhi dei turisti bisogna nascondere il disagio sociale. Ecco dunque il divieto a tempo. Per Cgil Cisl e Uil l’ordinanza firmata qualche giorno fa è «un segnale pesante di limitazione della libertà dei lavoratori a poter scioperare». Richiamando la «circolare diramata dal capo di gabinetto del ministero dell’Interno», il provvedimento del prefetto prevede che sull’ex statale 114 non ci potranno più essere «assembramenti di persone e automezzi» per evitare «ritardi nelle forniture di carburante ai porti e agli aeroporti della Sicilia orientale», «il rischio per la sicurezza degli impianti, che richiedono costante manutenzione e non consentono ritardi agli ingressi» e «il diritto alla libertà d’impresa».

Roberto Alosi (Cgil), Stefano Munafò (Uil) e Paolo Sanzaro (Cisl) parlano di «pericolosa deriva regressiva dei diritti dei lavoratori e delle libertà sindacali». Pippo Zappulla e Antonino Landro, di Art.Uno, definiscono il provvedimento «un sintomo, che rischia di essere inquadrato in un clima di crescente tensione nel Paese sul terreno delle libertà civili e sociali». «Mai nella storia sindacale della zona industriale di Siracusa, neanche nei momenti di scontri sociali più duri, si sono assunti provvedimenti restrittivi e così forti e gravi», accusa Zappulla .

Secondo il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, è evidente che si respira aria di limitazione delle libertà democratiche, o perlomeno di tentativi in questa direzione che ovviamente saranno contrastati dalla società democratica, come per ultimo dimostrato nel caso della professoressa di Palermo, ‘rea’ di avere garantito la libertà di pensiero e di espressione dei suoi alunni e per questo sospesa».

Pagliaro evidenzia che «il caso di Siracusa e quello della docente palermitana sono due episodi gravissimi, dallo spiccato sapore intimidatorio». «Noi – aggiunge – siamo con i lavoratori che legittimamente protestano nel rispetto delle leggi vigenti e siamo con la professoressa Dell’Aria che si è fatta solo garante della libertà di opinione ed è rimasta vittima di un clima di repressione che si spinge fino alla contestazione delle legittime opinioni e di chi ne garantisce l’esercizio».

Il prefetto però difende la sua ordinanza: «Non comprime in linea generale il diritto o la libertà di manifestazione mira esclusivamente a tutelare la sicurezza pubblica, degli impianti industriali e della circolazione veicolare e solo in quell’area della provincia». E richiama il decreto Salvini: «Anche in passato, come più di recente quel tipo di manifestazione ha dato luogo a consistenti rallentamenti, determinando veri e propri blocchi stradali, sanzionati dal decreto sicurezza». Ma la Cgil insiste. «E’ un chiaro attacco alla libertà dei lavoratori, garantita dalla Costituzione, di manifestare e unitariamente – afferma Pagliaro – Stiamo valutando la possibilità di ricorrere contro il provvedimento».

* Fonte: Alfredo Marsala, IL MANIFESTO[1]

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