Austria, dopo lo scandalo l’Fpö fuori dal governo

Austria, dopo lo scandalo l’Fpö fuori dal governo

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L’estrema destra austriaca dell’Fpö, in pieno scandalo dell’IbizaGate, lascia il governo. Dopo che il primo ministro Sebastian Kurz (Övp, democristiano) ha imposto loro di cedere il ministero degli Interni, occupato dal controverso Herbert Kickl, in seguito alle dimissioni del vice-cancelliere, Hans Christian Strache, sabato. «Come ministri rimettiamo tutti i mandati se il ministro degli Interni è dimesso dalle sue funzioni», hanno affermato, prima di annunciare il loro abbandono in blocco, i leader dell’Fpö, che nel governo Kurz occupavano ministeri importanti, oltre al posto di vice-cancelliere di Strache, gli Interni, la Difesa e gli Esteri (la ministra, Karin Kneissl, si è fatta conoscere per aver invitato al suo matrimonio Vladimir Putin). Strache ha anche delegato le sue funzioni di presidente dell’Fpö a Norbert Hofer.

L’AUSTRIA ANDRÀ A ELEZIONI anticipate, all’inizio di settembre. Ma l’IbizaGate, esploso a una settimana dalle europee, avrà conseguenze elettorali immediate. Già un sondaggio realizzato dopo la rivelazione del video, che mostra Strache e il suo braccio destro Johann Gudenus trattare con una supposta «nipote» di un oligarca russo per ottenere un finanziamento illecito del partito, promettendo appalti pubblici e potere nei media, rileva un calo di 5 punti per l’Fpö, al 18%. Una percentuale però subito recuperata quasi totalmente dall’Övp di Kurz, al 38%, partito che si è ben accomodato con l’estrema destra, sposandone a grandi linee le posizioni.

Ma Kurz, dopo aver tentato di negoziare con gli ormai ex alleati, ha dovuto cedere alle pressioni, venute soprattutto dalla Germania, e dalle alleate Cdu e Csu. È scesa in campo Angela Merkel: «siamo messi di fronte a correnti che vogliono distruggere l’Europa e i nostri valori, dobbiamo resistere categoricamente». Anche Manfred Weber, il traballante Spitzenkandidat del Ppe per la presidenza della futura Commissione europea, membro della Csu, ha preso le distanze: «la lezione da trarre dal comportamento ripugnante dei populisti di destra dell’Fpö è che non bisogna lasciare questi radicali influenzare l’Europa».

Gli effetti dell’onda dell’IbizaGate stanno colpendo tutta l’estrema destra europea, che già stava cantando vittoria per le prossime europee. Due questioni sono in prima linea: le relazioni con la Russia di Putin e la corruzione. I servizi segreti tedeschi e di altri paesi non si fidano più degli austriaci, per timore che la presenza dell’estrema destra al governo si traduca in informazioni riservate date alla Russia. Per il momento, è stato rivelata solo una piccola parte del lungo video – 7 ore – che dei giornali tedeschi hanno ricevuto la scorsa settimana. Altri dirigenti estremisti tremano.

CHI HA MAGGIORMENTE da temere è Viktor Orbán, citato nella registrazione come «modello» da seguire, per aver piegato l’Ungheria a una svolta illiberale. Orban era citato come «esempio» da seguire per il dopo voto delle europee, il primo ministro ungherese già si sognava come passerella tra destra e estrema destra a livello europeo. L’IbizaGate sta travolgendo il «modello» di governo vantato da Kurz per la sua «stabilità», l’alleanza tra destra classica ed estrema destra (ipotesi che anche Matteo Salvini ha in testa, in caso di rottura con i Cinque Stelle).

In Francia, Marine Le Pen è sulla difensiva, anche se i sondaggi continuano a dare il Rassemblement national testa a testa con la République en Marche. Le Pen ha dovuto ammettere che Strache ha fatto «un grosso sbaglio» (Le Pen ha ottenuto un prestito di 9 milioni di euro da una banca russa per le presidenziali del 2017). L’estrema destra deve anche difendersi dalla vicinanza con Steve Bannon, in questo periodo a Parigi, dove riceve politici anti-europei nella sua lussuosa suite all’Hotel Bristol, a due passi dall’Eliseo.

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO

photo: EU2017EE Estonian Presidency [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)]



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