Primo maggio. All’Outlet di Barbarino del Mugello si lavora: la CGIL protesta
Da poco festeggiato il successo della chiusura pasquale a Serravalle Scrivia in Piemonte dopo lo sciopero di due anni fa, la battaglia sul rispetto delle festività per i lavoratori segna una brusca battuta d’arresto.
L’Outlet di Barberino del Mugello in provincia di Firenze rimarrà aperto mercoledì primo maggio, festa dei lavoratori.
Ieri la Cgil Firenze, la Filcams Cgil e la Filctem Cgil hanno fatto un volantinaggio tra i negozi dell’Outlet contro questa decisione e per ricordare che i sindacati del commercio hanno indetto sciopero per quella data, come per le altre festività civili e religiose.
La proprietà dell’outlet è degli inglesi di McArthurGlen, il principale operatore nel settore in Italia con ben cinque centri in Italia: Serravalle, Barberino, Marcianise (Caserta), Noventa di Piave (Venezia), Castel Romano (Roma) – dove una lavoratrice si incatenò due anni fa per chiedere una domenica di non lavoro al mese per stare col figlio piccolo – rendendo quello italiano uno dei mercati più importanti in termini di vendite e presenze della società. E deve ben il 16% del fatturato totale a transazioni Tax Free effettuati da turisti.
«È inaccettabile tenere aperti i negozi il 1° maggio, giorno sacro dedicato a chi lavora – dicono la Cgil, la Filcams e la Filctem Cgil Firenze –. Cogliamo l’occasione per ribadire che la legge Monti sulla liberalizzazione degli orari e degli insediamenti commerciali va modificata perché non ha portato nessun aumento dei consumi e tanto meno dell’occupazione, ha peggiorato le condizioni di lavoro, gli orari e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori e inoltre è aumentata la precarietà. Il governo realizzi cosa aveva promesso: l’individuazione delle festività con l’obbligo di chiusure per tutti e deroghe alle chiusure domenicali da concordare con le parti sociali sul territorio».
La Filcams Cgil Firenze ricorda che molte sentenze hanno sancito come il lavoro nelle festività civili e religiose individuate dal contratto nazionale non sia un obbligo e il lavoratore non possa essere comandato al lavoro senza il proprio consenso.
Proprio ad inizio aprile non a caso molte delle boutique dell’outlet hanno aperto bandi di selezione del personale. Tutti sottolineavano tra i requisiti proprio «la disponibilità al lavoro nel week end e festivi».
Si trattava in ben 3 casi su quattro di parecchie posizioni part time – molti dei quali a fino a 30 ore – a conferma che il binomio «lavoro festivo» – precariato è sempre fortissimo e confermato.
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
Related Articles
I “numerini” su occupazione e Pil
Istat. Giù la disoccupazione, migliora la crescita. Ma a trovare posto sono soprattutto i più anziani. I dati sugli inattivi mostrano che l’area del disagio è ancora vasta. Aumentano i precari più degli stabili
Imprese, il Nord Est si scopre più grande
Il Nord Est si guarda allo specchio e si scopre cambiato. Colpa della crisi, ma anche grazie alla crisi. Mutato nel suo tessuto produttivo che lo aveva reso famoso: la famiglia-azienda e il «fare da sé» hanno esaurito la loro forza propulsiva nel confronto con le sfide della globalizzazione.
Ripresa: l’Italia resta ultima, crescita debole all’orizzonte
Previsioni della commissione Ue e dell’Istat. il nostro paese resta maglia nera nell’Unione Europea a 28 anche dopo la revisione del Pil