Oxfam: Tagliati del 20% gli aiuti allo sviluppo, «aiutare i più poveri a casa loro è solo uno slogan»
La politiche di criminalizzazione della solidarietà verso i migranti e di smantellamento delle politiche di accoglienza hanno un risvolto all’estero: il taglio degli aiuti pubblici allo sviluppo. Secondo l’ong Oxfam, l’Italia è ultima tra i paesi Ocse nel finanziamento della lotta contro la povertà nei paesi in via di sviluppo. è passata dai 5 milioni e 858 mila di dollari nel 2017 ai 4 milioni e 900 mila dollari nel 2018: quasi un milione in meno in un solo anno.
Una riduzione drastica del 21,3% su una porzione microscopica del reddito nazionale lordo (0,23% contro lo 0,30% precedente). Nei fatti lo slogan «aiutiamoli a casa loro», il rovescio di «prima gli italiani», è largamente infondato. Anzi, nasconde la realtà opposta. «È un puro slogan» sostiene Francesco Petrelli, senior advisor sulla finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia.
Nel rapporto «L’aiuto allo sviluppo ai tempi della disuguaglianza» diffuso ieri, Oxfam dimostra che questa decisione politica non è solo italiana. Stando agli ultimi dati Ocse la spesa complessiva da parte dei 30 paesi membri nel 2018 è scesa del 2,7% rispetto al 2017. «Una riduzione che solo in parte si giustifica con il taglio della spesa per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo e che colpisce i paesi più poveri» sostiene l’organizzazione.
Questo è il «triste scenario» in cui i paesi «ricchi» hanno destinato in media lo 0,31% del reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo, ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,7% fissato 50 anni. Solo Svezia, Norvegia, Regno Unito, Lussemburgo e Danimarca si attestano oggi su questo livello.
È necessario interrogarsi anche sulla natura e qualità dello «sviluppo», categoria dietro la quale possono spuntare anche povertà e divari economici, crisi idriche e insicurezza alimentare, degrado ambientale e urbanizzazione selvaggia e speculativa. «La povertà – sostiene Oxfam – potrà essere sradicata solo se nei prossimi anni saranno finanziati interventi che abbiano al centro strumenti concreti di riduzione delle disuguaglianze nei paesi in via di sviluppo».
Sono diverse le ipotesi presentante dalla Ong per avvicinarsi a un simile obiettivo e rendere i fondi efficaci per il contrasto delle disuguaglianze e della povertà. è necessario misurare l’impatto che i fondi producono sulla riduzione della differenza tra i redditi del 10% più ricco della popolazione e il 40% più povero. Si ritiene inoltre necessario favorire «un aumento di aiuti pubblici destinati a sanità e istruzione, che soprattutto nei paesi poveri sono cruciali per la riduzione delle disuguaglianze».
Si chiede anche il rafforzamento dei sistemi fiscali progressivi. Se i Paesi in via di sviluppo realizzassero entro il 2020 un aumento delle entrate fiscali interne di un solo 2%, i loro bilanci beneficerebbero di un aumento di 144 miliardi di dollari in più all’anno.
* Fonte: IL MANIFESTO
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