Le riforme di Macron per disennescare i gilet gialli
PARIGI. Emmanuel Macron è andato in tv ieri sera, per parlare ai francesi, solo sulla tragedia di Notre-Dame. Ha cambiato programma: dopo l’incendio di Notre-Dame, la sera del 15 aprile, aveva rinunciato a presentare alla televisione le decisioni prese per rispondere ai mesi di protesta sociale dei gilet gialli. L’intervento, che avrebbe dovuto essere trasmesso alle ore 20 di lunedi’, era appena stato registrato quando il presidente è stato informato dell’incendio in corso alla cattedrale e ha deciso di annullarlo. Ieri, l’Eliseo ha fatto sapere che la dichiarazione su questo fronte arriverà “a tempo debito” e che la conferenza stampa, prevista oggi, è stata annullata. Le decisioni di Macron, pero’, sono ormai note, la radio Franceinfo si è procurata la registrazione. E la polemica è già cominciata.
La proposta più spettacolare è la soppressione dell’Ena, l’Ecole nationale d’administration, la grandeécole degli alti funzionari, di ambasciatori e Prefetti, creata nel ’45 con l’obiettivo, che oggi pare paradossale, di democratizzare l’accesso all’alta amministrazione, grazie al concorso di entrata, sulla carta aperto a tutti i buoni allievi in seguito alla frequentazione di due anni preparatori dopo il Bac, la maturità. La sede dell’Ena oggi è delocalizzata a Strasburgo, una decisione che era stata presa sempre con l’intenzione di evitare la chiusura dell’élite nei circoli esclusivi della tecnocrazia parigina. La rivolta anti-élite potrebbe cosi’ aver avuto la testa dell’Ena, la grande scuola che anche Macron ha frequentato, diventata il simbolo della “sconnessione” tra dirigenti e classi popolari. Macron riprende anche una richiesta dei gilet gialli diventata simbolica: il Ric, referendum di iniziativa cittadina, ma lo limita a un ambito locale. Il Rip, il referendum di iniziativa condivisa, tra parlamentari e cittadini, dovrebbe diventare più accessibile, con un abbassamento del numero di deputati e di elettori per richiederlo (il Rip sarà forse utilizzato per la prima volta, l’opposizione ha avviato la procedura la scorsa settimana per convocare un referendum sulla prevista privatizzazione degli aeroporti di Parigi). Per rispondere alla richiesta di democrazia partecipativa, Macron propone di tirare a sorte 300 cittadini perché partecipino alle decisioni, in particolare sulla transizione energetica. In programma anche un maggiore potere ai sindaci, i politici che conservano ancora un po’ di popolarità. Sul piano economico, Macron ammette, come già ha fatto il primo ministro, che le tasse sono troppo alte e prevede un calo della tassa sui redditi (per trovare i soldi, verranno tagliati delle “nicchie” fiscali ritenute poco efficienti). Per i pensionati, ci sarà l’abolizione della Csg (contributo sociale) per le pensioni sotto i 2mila euro (ma qui la protesta cresce, perché creare differenze tra pensionati è considerato anti-egualitario). Il “premio” di 100 euro a fine anno per i dipendenti dovrebbe diventare perenne. La patrimoniale allargata al capitale non torna, ma l’efficacia dell’abolizione sarà “valutata” a breve. Macron si impegna infine a non chiudere nessuna scuola né nessun ospedale in provincia fino alla fine del suo mandato, nel 2022 (a meno che lo chiedano i sindaci). Il presidente afferma anche di aver riannodato i legami con sindacati e associazioni, sulle questioni dell’eguaglianza e della transizione energetica.
* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO
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