Adesso il rischio è che si ripetano le scene già viste più volte in passato, con decine di persone trattenute senza motivo in mare per giorni. A bordo dell’Alan Kurdi i migranti sono stati alloggiati il più possibile al riparo, ma è chiaro che si tratta di una sistemazione precaria, buona per resistere il tempo necessario per raggiungere un porto ma niente di più. «La nave non è attrezzata per l’accoglienza di molte persone per molto tempo», ha confermato in serata il capitano della nave. Che è tornato a chiedere un porto sicuro dove dirigersi ricevendo come risposta solo il silenzio di Malta e il secco rifiuto italiano.
Ieri sera l’Alan Kurdi si trovava ancora nelle acque internazionali di fronte alla Libia, mentre preoccupano le condizioni meteorologiche in netto peggioramento. Come se non bastasse da lunedì note la Guardia costiera libica minaccia le navi delle ong promettendo non meglio specificate reazioni nel caso dovessero entrare nelle acque territoriali del Paese nordafricano. Cosa mai accaduta, come dimostrato da numerose inchieste a carico di diverse ong tutte finite nel nulla. «Siamo studi di ong che violano la nostra sovranità e che mettono i giro voci su di noi», ha detto il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem. «Siamo un’istituzione degna di rispetto e, in caso di violazione della sovranità del nostro paese risponderemo conformemente al diritto internazionale». Sullasua pagina facebook la Marina libca ha pubblicato un lungo testo sul dirottamento del mercantile avvenuto il 27 marzo scorso e insinua il sospetto che le navi delle ong incoraggino le partenze dei migranti. E’ bene ricordare che la guardia costiera libica spesso non interviene alle richieste di soccorso da parte di imbarcazioni in difficoltà.
Ieri sera l’Alan Kurdi ha messo la prua verso nord, in direzione di Malta e dell’Italia. Nelle prossime ore si capirà se sta puntando su la Valletta oppure verso Lampedusa. Di sicuro tra il governo gialloverde di Matteo Salvini e Bruxelles è cominciato l’ennesimo braccio di ferro sulla pelle dei migranti che rischiano di rimanere bloccati in mare per giorni. L’incapacità di trovare un meccanismo comune per la gestione degli sbarchi ha infatti già portato al dimezzamento della missione europea Sophia, che privata delle sue navi è ormai composta solo da quattro aerei e un drone. Il tutto mentre l’avvicinarsi della bella stagione spingerà i trafficanti libici a mettere in mare barconi stracarichi di uomini, donne e bambini le cui vite sono sempre più in pericolo.
* Fonte: IL MANIFESTO