by Yurii Colombo * | 23 Aprile 2019 9:14
KIEV. Vittoria squillante e netta come da previsioni quella di Volodomyr Zelensky nel ballottaggio di domenica. Trionfa con il 73,1% dei voti contro il 24,4% di Petro Poroshenko e vince in tutto paese ad eccezione della Galizia orientale: a Kiev supera il 75% e nelle zone russofone delle provincie orientali fa sua la partita con percentuali bulgare (87%).
Tutti i giornali ucraini hanno sottolineato che il voto è stato soprattutto un referendum sulla reggenza del presidente uscente, una sonora bocciatura sia della sua politica interna sia di quella estera. Poroshenko nel commentare il voto è tornato ad accusare la Russia («I troll russi hanno gettato tanto di quel fango su di me che se non mi conoscessi non mi sarei neppure votato») e ha promesso che non abbandonerà l’agone politico per condurre una forte opposizione in parlamento.
UNA SCELTA OBBLIGATA visto che dovrà ancora rispondere a diverse accuse per corruzione pendenti ancora sul suo capo. Tuttavia – secondo quanto affermano i giornali di Kiev – gli Stati uniti avrebbero contrattato per lui, un salvacondotto con la squadra di Zelensky durante la campagna per il ballottaggio. Zelensky da parte sua, è stato inizialmente di poche parole con i giornalisti.
Una sola dichiarazione politica ma pesante come una pietra: «Come cittadino ucraino posso dire ai popoli post-sovietici: guardate a noi, tutto è possibile!» Un messaggio rivolto, pur senza citarli, ai russi perché si ribellino a Putin. In nottata però in una conferenza stampa improvvisata, si è lasciato andare a qualche altra considerazione.
SUI RAPPORTI CON LA RUSSIA si è detto convinto di voler continuare con «il formato Normandia. Vogliamo rilanciare gli accordi di Minsk per arrivare al cessate il fuoco e perché i nostri ragazzi tornino a una vita normale». Ha sostenuto inoltre che farà di tutto per riportare a casa anche i marinai ora detenuti in Russia a seguito dell’incidente di Kerch. Più in generale sul Donbass ha rilanciato il progetto di «una tv in lingua russa di stampo europeo rivolta a chi vive in quelle zone per mostrargli i vantaggi di vivere in Ucraina». Si tratta però di un progetto che ha riconosciuto avrà bisogno di tempo per essere realizzato.
Intanto ha detto che andrà presto a Maryupol, la città ucraina più vicina alla linea del fuoco, a tenere uno spettacolo di «pace e di speranza» e intende mobilitare in diversi progetti di comunicazione i giovani blogger «che raccontano il nostro paese». Coinvolgerà Poroshenko nel nuovo governo, gli è stato chiesto. La sua risposta è stata netta: «Non credo che gli ucraini lo vogliano vedere ancora in giro» ha dichiarato il comico.
ORA È ATTESO ALLA PRIMA SFIDA parlamentare, la legge sulla completa «statalizzazione della lingua ucraina».
Zelensky si è detto favorevole in linea massima, ma vuole apportare degli emendamenti che non umilino i tanti suoi concittadini russofoni (e lui stesso visto che il suo ucraino è assai rudimentale). «Vogliamo l’ucraino come lingua di Stato – dice un uomo del suo staff – ma non vogliamo imporlo a chi parla russo con la frusta». E poi si dovrà preparare per le elezioni legislative di ottobre dove se vuole governare dovrà portare una nutrita pattuglia di deputati in parlamento.
La Rada è sempre stata «un Vietnam» composto da decine di gruppi e sottogruppi parlamentari che hanno dato spesso filo da torcere ai presidenti del passato. Ora si vedrà se «Servire il popolo», il suo partito ad personam ancora tutto da costruire, in pochi mesi riuscirà a diventare un magnete per i vari potentati locali.
DA MOSCA LE REAZIONI sono state tiepide. Il portavoce di Vladimir Putin Dmitry Peskov ha dichiarato che «non esistono le condizioni perché come da tradizione Putin invii gli auguri di buon lavoro al neoeletto». «Vedremo cammin facendo se ci saranno le condizioni per una trattativa» ha aggiunto il funzionario del Cremlino. Come è noto sul Donbass i russi vorrebbero «depoliticizzare la trattativa», cioè non farne l’occasione per una contesa ideologica o nazionale. «Ci sono delle possibilità per migliorare l’interazione con il nostro paese. Cosa è necessario per questo? Onestà. E abbiamo bisogno di un approccio pragmatico e responsabile. Un approccio che tenga conto di tutte le realtà politiche in Ucraina. Compresa principalmente la situazione nell’est del paese» ha dichiarato il premier russo Dmitry Medvedev.
A Peskov gli è stato anche chiesto se Putin abbia visto il dibattito allo stadio dei due candidati. «Non ha avuto tempo» è stata la risposta del portavoce. Non è un mistero che il presidente russo tema gli avversari giovani e dinamici a loro agio con le nuove tecnologie. Sarebbe una disgrazia se la propaganda di Zelensky attecchisse non solo nel Donbass ma anche tra giovani russi, da tempo poco in sintonia con il suo governo.
* Fonte: Yurii Colombo, IL MANIFESTO[1]
photo: Hronometer at Russian Wikipedia [Public domain]
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