by Luca Tancredi Barone * | 29 Aprile 2019 9:33
Le elezioni di ieri (con un’affluenza molto elevata: il 78%, la terza più alta dall’avvento della democrazia) lasciano un sapore agrodolce.
Il partito socialista di Pedro Sánchez è il primo partito, con il doppio dei voti del Partito popolare. Con il 29% dei voti, i socialisti si garantiscono 122 seggi, molti più degli 84 dell’ultima legislatura (che aveva segnato un record negativo).
I popolari invece crollano al di sotto del 17%, con 66 seggi, il peggior risultato di sempre (nella scorsa legislatura ne avevano 137).
Ma i veri vincitori morali di queste elezioni sono altri due partiti di destra. Ciudadanos infatti arriva a ben 58 seggi (da 32), con 16% dei voti. Sono il terzo partito, meno di un punto del Pp.
E soprattutto Vox irrompe nel parlamento spagnolo, con ben 24 seggi, più del 10% dei voti. C’è chi si consola pensando che sono pur sempre meno dei 50 che prevedeva qualcuno.
Unidas Podemos con gli alleati catalani di En comú podem arrivano solo a 42 seggi, quasi il 15% dei voti. Oggi erano il terzo partito, con 72 seggi, a un passo dai socialisti.
In Catalogna si è imposta Esquerra Republicana, che passa da 9 a 15 deputati (è la prima volta che il partito è il primo in Catalogna), mentre i il partito di Puigdemont (che esprime anche l’attuale presidente catalano Torra) ottiene7 seggi (erano 8); e nei paesi baschi, il Partito nazionalista basco passa da 5 a 6.
Questi tre partiti rimangono chiave per i futuri accordi (e formavano parte del blocco che aveva portato Sánchez a vincere la mozione di sfiducia a Rajoy un anno fa).
Insieme, socialisti e Podemos (con il deputato valenziano di Compromís) arrivano a 165 seggi, ben al di sopra dei 148 seggi delle tre destre: ma in voti Pp, Ciudadanos e Vox hanno 400mila voti in più (quasi 2%) di Sánchez e Iglesias. Effetto della complessa legge elettorale spagnola, che distorce molto i risultati dei collegi più piccoli e penalizza la frammentazione, che stavolta colpiva più la destra che la sinistra.
Obiettivo dichiarato di Unidas Podemos è quello di creare le basi di un accordo con un rafforzato Sánchez, ma sulla carta Psoe e Ciudadanos assieme avrebbero una solida maggioranza di 180 voti.
Tutto dipenderà dai negoziati delle prossime settimane.
Nel Senato, importante solo per l’eventuale applicazione di un nuovo articolo 155 e per sconfiggere il blocco della spesa pubblica imposto dal Pp nella scorsa legislatura, i socialisti tornerebbero dopo 20 anni ad avere la maggioranza.
* Fonte:
IL MANIFESTO[1]
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