by Marinella Correggia * | 17 Marzo 2019 9:23
CARACAS. Le menzogne corrono sul filo dell’acqua. Dopo la penuria idrica seguita al blackout da sabotaggio cibernetico che il governo ha chiamato «guerra elettrica», reti sociali e media antigovernativi hanno montato un grande caso: persone disperate, senz’acqua corrente, ad attingere la morte dall’inquinatissimo río Guaire che attraversa Caracas. In realtà, dalle stesse immagini risultava che a riempire le taniche erano le condutture dell’acqua potabile presenti sulla scarpata. Lo hanno poi verificato le interviste di Catia tv e Iguana tv.
UNA LUNGA PASSEGGIATA seguendo un segmento del río Guaire è stata d’obbligo e rivelatrice. Oltrepassata la stazione Caño Amarillo della metropolitana (ancora chiusa per sicurezza), sulla salita che porta al quartiere 23 Enero, donne e uomini sono intenti a riempire i contenitori grazie a un tubo dell’acquedotto, circondato da banani e alberelli del legume quinchoncho. Nella borraccia, l’acqua è limpida e sa di cloro. «Noi la facciamo bollire, come l’acqua del rubinetto di casa. È potabile, ma per sicurezza…» consiglia gentile uno degli astanti, che spera in un ritorno dell’acqua corrente.
Ma facendo dietrofront, ecco che laggiù pochi metri dopo un gruppo di garzitas (garzette), che volano fra i sassi del fiumiciattolo, alcune persone sono effettivamente immerse nell’acqua. Tuttavia non la attingono: setacciano fanghiglia. Un signore di passaggio con le stampelle guarda giù, scuote la testa e spiega l’arcano: «Sono i garimpeiros del río Guaire, cercano metalli come oro, argento, rame; anelli, catenelle…». Un’attività strana, marginale e ovviamente illegale – documentata fin dagli anni ’90.
A NON MOLTA DISTANZA ma in tutt’altro contesto, Alba tv ha intervistato gli abitanti della comuna socialista el Panal 2021. «Abbiamo qui sorgenti pulite e controllate e in questa guerra economica, che è contro tutti, manteniamo calma e senso di comunità. Se qualcun altro ha bisogno da altri quartieri, venga pure» ha spiegato una donna. Insomma, il «potere popolare» si è auto organizzato per agevolare l’approvvigionamento di acqua, «il latte di Madre Terra che nutre umani, animali e piante», come dice il filosofo e politico boliviano David Choquehuanca.
Inoltre «il Congresso dei popoli, formato da 54 movimenti di base, è diventato movimento di difesa dei servizi pubblici con un piano di controllo, informazione e mobilitazione», informa il quotidiano Correo del Orinoco, tornato in strada dopo i giorni dell’apagón.
MA ANCHE SU QUELLE PAGINE si affaccia l’urgenza del risparmio energetico e di un altro modello di gestione dell’energia – tema vitale ovviamente anche per l’approvvigionamento idrico, per i servizi ospedalieri e pubblici, per il sistema agroalimentare. E su Misión Verdad, José Roberto Duque si chiede: «A quando i Comitati locali per l’energia elettrica? Occorrono soluzioni indipendenti e decentrate rispetto al mostro fragile della diga del Guri, che se attaccata, come è avvenuto, lascia senza energia quasi l’intero paese. Le fonti possibili sono tante».
* Fonte: Marinella Correggia, IL MANIFESTO[1]
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