Istat. Si conferma la «recessione tecnica» nel quarto trimestre del 2018
L’Istat ha confermato la «recessione tecnica» a dicembre 2018. Il prodotto interno lordo (Pil) ha registrato un valore negativo per due trimestri consecutivi: -0,1% di luglio-settembre (dato congiunturale rivisto al rialzo rispetto al precedente -0,2%) e -0,1% del trimestre ottobre-dicembre.
Nello stesso quarto trimestre del 2018, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Francia ed è rimasto stazionario in Germania. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,1% negli Stati Uniti, dello 0,6% in Germania e dello 0,9% in Francia. A livello internazionale quello italiano è dunque il Pil più debole.
La nuova flessione dell’attività, dopo quella del terzo trimestre, è avvenuta in presenza di un aumento modesto dei consumi, degli investimenti e delle esportazioni nette, a cui si è contrapposto l’effetto negativo della contrazione delle scorte.
Il calo è osservabile anche dalla diminuzione del numero delle ore lavorate. Nel quarto trimestre del 2018 sono diminuite dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Questo è l’effetto di una diminuzione dell’1,9% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca; dello 0,2% nell’industria in senso stretto e dello 0,3% nei servizi, mentre nel settore delle costruzioni le ore lavorate sono cresciute dello 0,7%». Ciò ha causato inoltre un lieve aumento della disoccupazione dello 0,1%. Riguardo ai redditi da lavoro dipendente la crescita è stata pari allo 0,2% per effetto di un aumento dello 0,5% nell’agricoltura e nei servizi e dello 0,1% nelle costruzioni; nell’industria in senso stretto si registra un calo dello 0,5%.
Per capire se il Pil sarà negativo (o a zero) anche nel primo trimestre del 2019 – l’anno che dovrebbe essere caratterizzato da una «ripresa incredibile»per il presidente del Consiglio Conte – bisognerà aspettare venerdì quando sarà pubblicato il dato sulla produzione industriale di gennaio. Allora si inizierà a capire se la relativa tenuta di consumi, investimenti ed export registrata nell’ultimo trimestre dell’anno scorso sarà il segno di una resistenza. Oppure di una caduta che inciderà sulle sorti della difficile legge di bilancio che il governo Lega-Cinque Stelle si appresta ad istruire a partire dal Documento di Economia e Finanza (Def) di aprile e le successive tappe di controllo previste dai guardiani dei conti della Commissione Ue. «È una fase complicata in cui le imprese avvertono il sapore amaro della stagnazione e l’odore della recessione e questo non ci piace» ha detto il direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi.
* Fonte: Mario Pierro, IL MANIFESTO
Related Articles
Grande distribuzione in crisi diminuiscono i megastore
MILANO – La crisi colpisce anche la grande distribuzione e spinge i consumatori a cambiare abitudini. Sebbene di poco, è calato in Italia il numero dei punti vendita, passati da 29.482 nel 2010 ai 29.011 di oggi. In particolare, si è fermata la crescita degli iper, punti vendita con una superficie superiore ai 4.500 mq, che passano da una percentuale del 19% del 2001 al 19,5% attuale; mentre crescono i medi (quelli tra i 1.500 e i 4.500 mq) che nello stesso decennio passano dal 20,5% al 27,3%.
Reddito di dignità, il teatro degli equivoci pre-campagna elettorale
Ciascuno ha il suo “reddito”, e tutti parlano d’altro, in una continua strumentalizzazione. Su tutto divisa, la “sinistra” trova la sua ultima unità contro il reddito.
Ferrovie: Italo diventa tutto americano: vince Intesa, perde il governo
Il fondo Gip aumenta l’offerta e convince i soci. I sindacati: ora il piano e pagare i premi. Quasi 2,5 miliardi per i concorrenti di Fs