by Massimo Franchi * | 1 Marzo 2019 10:37
Si alza il livello dello scontro dentro Fca. I ritardi negli investimenti promessi e la montagna di ore di cassa integrazione hanno portato ad un risultato impensabile solo pochi mesi fa. Alle presse di Pomigliano uno sciopero indetto dalla Fiom ha avuto un’adesione del 95 per cento.
Ieri mattina è arrivata la comunicazione della direzione di stabilimento. Un inaspettato aumento di richieste di Panda ha portato l’azienda a decidere una salita produttiva: dalle attuali 4.500 auto sfornate in una settimana serve passare a 5.400. Per farlo la direzione – usando le ampie discrezionalità previste nel contratto, il cui rinnovo ha portato la rottura fra Fiom e azienda – ha deciso di passare dagli attuali 10 a 12 turni a settimana.
Il tutto però avviene in uno stabilimento in cui la cassa integrazione – «che va avanti ininterrottamente da 10 anni» – riguarda ancora il 37 per cento degli operai. In questo modo gli operai delle presse avrebbero dovuto lavorare anche il sabato con carichi massacranti rispetto ad una riduzione dei livelli di Cig molto modesti.
«Come Fiom abbiamo proposto di utilizzare un mini turno notturno, passare a 11 turni in modo da poter ruotare più persone facendo calare la cassa integrazione fino al 10 per cento, ma la direzione ha subito detto no», spiega il segretario della Fiom di Pomigliano Mario Di Costanzo.
La Fiom ha dunque proclamato sciopero immediato con oltre 100 operai che hanno incrociato le braccia mentre l’azienda è stata costretta a far lavorare anche i capi per non bloccare completamente la produzione.
«A scioperare sono stati anche molti iscritti di Fim e Uilm, sindacati che proprio a causa del contratto Fca non possono proclamare sciopero, anche se è anche capitato che un delegato Fim lo facesse e in 20 sono stati sanzionati. Lo sciopero è anche figlio di tutta la tensione che si è accumulata in questi giorni per il finto annuncio sull’arrivo del suv Alfa», attacca Di Costanzo. «Per ora sono stati annunciati lavori di manutenzione al reparto verniciatura ma il rischio è che sia solo un mondo per arrivare all’incontro al ministero dimostrando che stanno preparando la nuova produzione anche se non c’è nessuna data prevista e la Cig scade a settembre», chiude Di Costanzo.
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]
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