by Maurizio Pagliassotti * | 9 Marzo 2019 9:09
Sandro Plano è il sindaco di Susa. Tesserato del Partito Democratico, ha più volte rischiato l’espulsione dal partito a causa della sua posizione Notav.
Nicola Zingaretti è venuto a Torino per il Tav: contento?
Diciamo che poteva farne a meno: non è il problema principale dell’Italia, le questioni importanti non mancano a partire dalla crisi del lavoro che continua e anzi si aggrava. Il nostro territorio, la val Susa, è uno di quelli che ha urgente attenzione proprio di interventi in tal senso: i capannoni sono vuoti, di merci e operai. Il lavoro che porterà il cantiere Tav sarà ben poca cosa, e non inciderà sull’occupazione perché composto prevalentemente da tecnici in arrivo, se va bene, da altre regioni italiane. Detto questo io ovviamente sono contento di come sono andate le primarie del mio partito e spero che in un buon risultato elettorale alle prossime elezioni.
Anche in val Susa?
Qui è un’altra storia, e sarà molto difficile. Anche se non sono pochi i valsusini che stanno aprendo gli occhi sull’alternativa di questi anni.
Sul Tav pare che stia per cadere un governo, eppure non è la questione più importante del paese. Sentirlo dire da un Notav doc come lei fa impressione.
Io sono molto perplesso. Sta diventando un caso nazionale che travalica le sue reali dimensioni. Intendiamoci: l’annosa vicenda della Torino – Lione da almeno quindici anni non è più un problema locale. Ma oggi, i toni epici che le sono stati attribuiti sono fuori scala. Forse perché è diventata l’ultimo simbolo di una parte politica che su molto ha dovuto abdicare.
Come valuta l’azione di governo sul Tav?
Da subito si poteva vedere un’ambiguità di fondo sul Tav, simbolo di un’ambiguità generale. In fondo siamo in presenza di un’unione tra ideologie contrapposte. Da una parte degli ambientalisti e dall’altra degli iper sviluppisti. No alle grandi opere contro sì a tutte le grandi opere. Reddito di cittadinanza contro tassazione piatta che favorisce i super ricchi, e così via. Questo governo ricorda un Robin Hood con crisi d’identità quotidiane. E sul Tav è stata la stessa cosa, solo che adesso, per forza d’inerzia, si è giunti alla resa dei conti che per altro entrambi eviterebbero volentieri.
Però è il primo governo che discute se bloccare l’opera.
Devo darne atto ovviamente. Nemmeno Prodi con Rifondazione e i Verdi si spinse così in là nella trattativa.
Lunedì sarà il giorno dei bandi Telt?
Consulto la mia sfera di cristallo e poi mi esprimo: non lo so, davvero. Da questi signori ci si può aspettare qualsiasi cosa, tutto e il contrario di tutto. Il premier ha cambiato idea mille volte: ma non dovevano pronunciarsi entro oggi?
Lei è uno dei volti del movimento Notav: come sta questa comunità?
Il mondo Notav sta in salute e guarda tranquillo l’evolversi della situazione: certo nessuno si aspettava una manfrina simile la sera del 4 marzo 2018.
Molto tempo è stato speso nell’analisi costi benefici.
Al di là dell’essere favorevoli o contrari agli esiti di questo strumento si tratta di una soluzione criticabile. Perché risulta evidente che in un senso o nell’altro si tenta di piegare la scienza a un risultato preconcetto. Ci vuole una scelta culturale, onestamente esplicitata, d’insieme e di lungo periodo.
Senta Plano, a lei non piacerebbe avere meno Tir in val Susa?
In val Susa passano circa 2.000 autotreni al giorno, un totale di settecentomila anno: è un traffico normale. Anzi, è basso, rispetto a Ventimiglia dove corrono un milione e settecentomila. Comunque, pensiamo di toglierli tutti dalla val Susa: ogni giorno sulla tangenziale di Torino circolano quarantamila Tir e seicentomila auto in città. L’inquinamento si genera a Torino e poi, con il vento, si sposta in valle. Se veramente c’è questo nuovo fuoco ambientalista sarebbe opportuno infrastrutturare diversamente la città, non la valle. Ringraziamo i torinesi e soprattutto le torinesi che ci vogliono salvare ma serve altro.
Mario Virano è l’uomo giusto al posto giusto, oggi?
Virano è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. All’origine di questa storia, quando giunse il val Susa nel 2005 per creare un osservatorio, doveva avere un ruolo tecnico, da architetto. Invece ha iniziato a fare il visionario di scenari fanta economici futuribili.
* Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO[1]
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