Dopo un missile su Tel Aviv Israele bombarda Gaza a tappeto

by Michele Giorgio * | 26 Marzo 2019 11:40

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GERUSALEMME. L’attacco aereo israeliano contro la Striscia di Gaza, pesante come non accadeva dall’offensiva Margine protettivo del 2014, è scattato poco prima delle 17 italiane, dodici ore dopo il lancio dal territorio palestinese di un razzo che è caduto su una casa di Mishmeret nel centro di Israele, distruggendola e facendo sette feriti. Ad annunciarlo sono state le disposizioni della difesa civile: stop ai collegamenti ferroviari tra Ashkelon e il sud del paese, isolamento totale di Gaza, apertura dei rifugi in tutti i centri abitati nei pressi della Striscia e anche a Tel Aviv.

LE FAZIONI ARMATE palestinesi, con un comunicato congiunto, avevano avvertito poco prima che a un attacco massiccio sarebbe seguita una ritorsione sui centri abitati israeliani.

Gli elicotteri Apache con la stella di Davide sono stati i primi a lanciare missili. Senza rifugi dove ripararsi, i civili di Gaza hanno rivissuto le paure della guerra del 2014. Bombe e missili hanno preso di mira decine di obiettivi, da nord a sud.

Colpiti almeno dieci edifici usati dal movimento islamico Hamas, accusato da Israele di essere dietro il lancio del missile su Mishmeret. Tra questi l’ufficio del leader, Ismail Haniyeh, una sede delle forze di sicurezza e quella di una compagnia assicurativa legata al gruppo islamista. Per ore esplosioni e boati hanno fatto tremare Gaza. «I bombardamenti sono molti intensi, la situazione è drammatica, eppure la gente di Gaza pensa prima agli altri, agli stranieri che lavorano qui», ci raccontava ieri Patrizia Cecconi, una cooperante italiana. Assieme a Cecconi si trovano a Gaza altri due italiani, Gianna Pasini, paramedico, e Riccardo Corradini, studente di medicina che svolge il suo Erasmus nella Striscia.

Poi è toccato ai civili israeliani precipitarsi nei rifugi. I gruppi armati palestinesi. che inizialmente non hanno reagito all’attacco aereo, hanno sparato decine di razzi e colpi di mortaio verso il sud di Israele. Il bilancio aggiornato, fino a ieri sera, era di alcuni feriti palestinesi mentre non si segnalavano danni alle persone nei centri abitati israeliani.

MISHMERET, A NORD di Tel Aviv, non lontano dalla cittadina araba di Tira, è una comunità di piccoli proprietari. Il razzo palestinese, un Jaafari 80 (J80) a medio raggio, lanciato da una rampa di lancio posizionata a Rafah, nel sud di Gaza, dopo aver percorso oltre 100 km si è abbattuto su una abitazione di Mishmeret distruggendola. L’esplosione ha causato sette feriti, sei della famiglia proprietaria dell’edificio, tra i quali una ragazza di 12 anni, un bimbo di tre anni e un altro di pochi mesi. L’accaduto ha innescato la reazione di ministri e uomini politici che hanno invocato una dura lezione per Gaza. Per gli 007 israeliani, gli unici a possedere razzi con una simile gittata sono il Jihad e Hamas. Il movimento islamico ha negato di cercare una escalation con Israele e annunciato l’avvio di indagini per fare luce sull’accaduto.

NEI GIORNI SCORSI due razzi, sparati senza un motivo apparente, erano caduti in aperta campagna e senza fare danni nei pressi di Tel Aviv. In quel caso Hamas aveva parlato di un «errore» e lo stesso esercito israeliano aveva avvalorato questa versione dell’accaduto. Stavolta le cose non sono andate allo stesso modo.

CON LA CAMPAGNA elettorale in corso – in Israele si voterà il 9 aprile – Netanyahu ha subito messo fine alla visita ufficiale negli Stati uniti e annunciato il rientro immediato in Israele per guidare la «dura risposta» militare contro Hamas e presentarsi come l’alfiere della linea del pugno di ferro contro il “terrorismo palestinese”.

A incalzarlo, in quel momento negli Usa come lui, è stato l’ex capo di stato maggiore Benny Gantz, leader della lista elettorale centrista Blu e Bianco, data in vantaggio dai sondaggi elettorali. Parlando alla conferenza annuale dell’Aipac, la principale organizzazione americana a sostegno di Israele, Gantz si è presentato come l’uomo forte e ha usato termini e concetti che appartengono al nazionalismo più estremo tanto da superare a destra lo stesso Netanyahu.

«SARÀ SODDISFATTO (Netanyahu) della dichiarazione di Hamas che parla di un errore o finalmente si concentrerà sulla sicurezza dei cittadini e non sulle sue questioni legali?», ha chiesto Gantz provocatoriamente su Twitter. Accuse sono arrivate anche dal leader dei laburisti, Avi Gabbay, che parlando dall’abitazione colpita dal razzo, ha definito «Netanyahu un fallimento come primo ministro e ministro della difesa. Può restare negli Usa a fare pubbliche relazioni, che lasci la sicurezza nelle mani di chi ha piani pratici». Critiche sono giunte anche dall’interno della coalizione di governo.

La Nuova Destra, partito ultranazionalista, ha invocato l’assegnazione immediata del ministero della difesa al suo leader Naftali Bennet di fronte al «fallimento del premier contro Hamas». Da parte sua il Likud, attraverso il ministro della cultura Miri Regev, ha assicurato che i «terroristi non avranno scampo» e ha chiesto il ritorno «alla politica degli omicidi mirati» di palestinesi.

QUESTA GARA A MOSTRARSI più a destra della destra più estrema e a invocare attacchi sempre più duri contro Gaza è durata tutto il giorno ed è possibile che, a scopo elettorale, vada avanti. Ieri sera, mentre chiudevamo questo numero del giornale, si sono diffuse voci di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

* Fonte: Michele Giorgio, IL MANIFESTO[1]

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