by Anna Maria Merlo * | 6 Febbraio 2019 10:45
All’Assemblea, primo voto della controversa legge anti-casseurs. Polemiche per la perquisizione fallita a Madiapart, la Procura in cerca di prove sul caso Benalla
PARIGI. Primo tentativo ufficiale di «convergenza delle lotte» tra la Cgt (con Solidaires e qualche federazione di Fo) e il movimento multiforme dei gilet gialli. Ieri, è stato inaugurato il «martedì di emergenza sociale», con manifestazioni a Parigi e in molte città francesi, oltre ad «azioni» specifiche: blocchi stradali, un blitz al mercato generale di Rungis, qualche sciopero nei trasporti e nelle scuole. L’obiettivo è di «bloccare l’economia», dice la Cgt, che prevede di ripetere la mobilitazione tutti i martedì (ma il prossimo appuntamento importante sarà a metà marzo).
La Cgt, che all’inizio era stata diffidente verso il movimento dei gilet, ha ripreso il tema di fondo: la domanda di giustizia sociale e fiscale. Ma i gilet restano diffidenti anche verso i sindacati.
La mobilitazione ieri non è stata eccezionale, anche perché la Cgt sta perdendo terreno soprattutto tra i lavoratori del settore privato, è ormai il secondo sindacato, dopo la Cfdt, che non ha partecipato alla giornata di sciopero (il segretario, Laurent Berger, ritiene che tra i gilet gialli ci sono persone «infrequentabili» e una di queste, Eric Drouet, era ieri in primi fila accanto alla Cgt). La Cgt sta cercando di tornare in campo, dopo essere stata messa ai margini dal movimento di protesta in corso e aver rifiutato, a differenza della Cfdt, di partecipare al Grande
Dibattito proposto da Emmanuel Macron per trovare una via d’uscita alla crisi. Il Grande Dibattito sta attirando una forte partecipazione, malgrado i detrattori: centinaia di migliaia di interventi, nelle riunioni e sul web, migliaia di assemblee già organizzate o previste a livello locale. La questione è quale sarà lo sbocco di questa grande operazione di terapia collettiva.
L’Eliseo e Matignon per il momento «cogitano»: c’è l’ipotesi di un referendum a domande multiple (sul modello della California), da tenersi con le elezioni europee del 26 maggio. Ma ci sono anche molti dubbi sull’opportunità di annegare la questione europea – tema centrale del «macronismo» – in un referendum su argomenti «nazionali», inoltre c’è l’ostacolo dei tempi troppo stretti. Macron ha promesso che ci saranno risposte alle inquietudini e alle domande dei cittadini.
Il corteo parigino dall’Hotel de Ville è arrivato alla Concorde, che la Senna separa dall’Assemblée nationale, dove infuriava la polemica per il voto: in prima lettura il testo di legge per «rafforzare e garantire il mantenimento dell’ordine pubblico nelle manifestazioni», la risposta legislativa alle violenze delle azioni dei gilet gialli.
La legge battezzata anti-casseurs ha sollevato una levata di scudi della sinistra, che critica una volontà di limitare il diritto di manifestare. Cinquanta deputati della République en Marche si sono astenuti, temono un testo avvelenato che potrebbe dare troppi poteri di repressione in mano a un eventuale governo di estrema destra. Ora il testo andrà al Senato poi tornerà all’Assemblea, dove è già stato un po’ corretto rispetto alla versione originale della destra senatoriale. La parte più controversa della legge riguarda la prevenzione della violenza, con il potere dato ai Prefetti (autorità amministrativa e non giudiziaria) di proibire a chiunque sospettato di essere violento di partecipare a una manifestazione. Prevede di punire chi sfila con il volto coperto e di far pagare i danni ai casseurs. Esclusa invece la creazione di una fan zone con controlli preventivi per entrare nei cortei.
Polemiche anche sulla tentata perquisizione della redazione di Mediapart, lunedì, da parte di magistrati della Procura, che cercavano le registrazioni di contatti telefonici tra l’ambiguo Alexandre Banalla, l’ex guarda del corpo di Macron, con un gendarme co-imputato nelle violenze del 1° maggio scorso, in violazione del controllo giudiziario a cui entrambi sono sottoposti.
* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]
photo par Confederation Generale Travail
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