by Mario Pierro * | 9 Febbraio 2019 9:44
In tredicimila arriveranno dal Veneto. Dalla Basilicata saliranno con trenta pullman. E in diecimila arriveranno dalla Toscana e dalla Campania. Andranno considerati anche i quattromila dalle Marche. In tutto 1.300 pullman da tutta Italia, 12 treni e due navi.
Sono i primi numeri della manifestazione unitaria Cgil, Cisl e Uil – «Il futuro è al lavoro» – che partirà stamane alle nove da Piazza della Repubblica a Roma. Il corteo si snoderà fino a piazza San Giovanni con l’obiettivo di riempirla. Una delle ultime volte, la Cgil lo fece contro il Jobs Act del Pd. Era il settembre 2014, un milione di persone. Seguì uno sciopero dopo l’approvazione della renzianissima riforma che sancì la rottura politica. Nel mezzo, a novembre, ci fu anche una manifestazione popolatissima, quella dello «sciopero sociale» dei precari. Poi lo sciopero di dicembre dopo l’approvazione della famigerata «riforma».
DOPO L’AUTUNNO degli scioperi dei sindacati di base, e le numerose manifestazioni anti-razziste degli ultimi mesi, il corteo di oggi è il primo che contrappone i sindacati confederali al governo «populista» e alla sua affannata creatura, l’ultima nata: la legge di bilancio, incerta con le sue previsioni ballerine su crescita e deficit.
È un altro segnale che, forse, qualcosa si sta rompendo nell’incantesimo in cui resta questo paese dal 4 marzo 2018. Il «cambiamento» predicato dal governo non è più un mantra che apre tutte le porte e neutralizza la riconoscimento del dissenso. Per motivi molto concreti: gli atti del governo che colpiscono i pensionati con il rinnovo del blocco della rivalutazione delle pensioni; contro la «secessione dei ricchi», ovvero l’«autonomia differenziata», in prima fila Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, che rischia di spaccare il paese; il sottofinanziamento del sistema sanitario, di scuola e università; il blocco del turn-over in tutta la pubblica amministrazione per la quale sono stanziate risorse insufficienti. Le richieste principali sono: una riforma strutturale delle pensioni, non sperimentale come «quota 100» che non cancella affatto la «Fornero»; un piano straordinario di investimenti, maggiore attenzione al Mezzogiorno. «Se il presidente del Consiglio Conte continua a non ascoltarci non ci fermeremo oggi – ha detto ieri il segretario della Cgil Maurizio Landini, alla prima manifestazione nazionale, in una conferenza alla stampa estera a Roma – Conte sa che noi vogliamo aprire un confronto e una trattativa con cui tracciare la strada degli interventi nei prossimi anni».
NELLE ORE PRECEDENTI al corteo la scena è stata presa dalla critica al sussidio detto impropriamente «reddito di cittadinanza» dal governo. Per Cgil, Cisl e Uil è una misura confusa tra sostegno alla povertà e inserimento al lavoro, complicata nell’accesso e con forti elementi di iniquità, anche fiscale. «Iniziamo a discutere senza barare sui nomi – ha detto Landini – Hanno mescolato due cose, la lotta alla povertà e le politiche del lavoro, in un ibrido che rischia di far male entrambe le cose». Il leader della Cgil ha ricordato che i «navigator» saranno precari e che non serve questo sussidio per avere un’offerta di lavoro a 500 chilometri di distanza. Noi oggi il lavoro non ce l’abbiamo. Bisogna creare lavoro e per questo devi far ripartire gli investimenti. Serve un piano straordinario di investimenti».
Tra Landini e Di Maio ieri si è scoppiata la prima polemica. Il segretario ha criticato la sortita francese con i gilet gialli. «Incontro singolare, perché non incontra noi?». «Se i sindacati riescono ad ottenere più visibilità attaccandomi facciano pure ma mi sembra che cerchino solo pretesti per attaccarmi» laddove «non li ho visti in piazza quando la Fornero ha firmato la Fornero» ha risposto. A quanto pare la risposta del vicepremier sarà il taglio delle pensioni ai sindacalisti nel «decretone» quota 100. «Dicono che non mi posso occupare di disoccupati o dei poveri, perché non ho lavorato e non sono stato povero, e me lo dice uno a capo di un sindacato \[Landini, ndr.\] – ha aggiunto – Quei sindacati che danno pensioni d’oro agli ex sindacalisti, È il momento di tagliargliela la pensione».
Messo così, è l’annuncio di un conflitto, con parole grosse. «Non so dove fosse Di Maio o se si è svegliato ora – ha risposto Landini – Abbiamo manifestato contro la riforma Fornero, contro il Jobs Act e contro i governi precedenti. Abbiamo raccolto le firme per referendum, presentato la proposta per un nuovo statuto dei lavoratori».
* Fonte: Mario Pierro, IL MANIFESTO[1]
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