by Anna Maria Merlo * | 3 Febbraio 2019 9:51
Martedì sciopero in tutto il paese, indetto dalla Cgt. Il Grande Dibattito interessa migliaia di cittadini. I gilet pensano alle europee
PARIGI. L’Atto 12 dei gilet gialli è stato dedicato alla denuncia delle violenze della polizia. A Parigi, il corteo, place Félix Eboué-Bastiglia-République – 13.800 persone secondo un conteggio indipendente di un collettivo di media – aveva in testa una ventina di persone che sono state ferite negli undici sabati di protesta precedenti, mentre nel corteo molti mostravano bende e macchie di sangue sui gilet, in segno evocatore.
Portavoce Jérôme Rodrigues, colpito all’occhio la scorsa settimana e che si auto-definisce gueule cassée (controverso riferimento ai mutilati della prima guerra mondiale): “ci battiamo per la giustizia e l’eguaglianza in questo paese, non chiediamo nient’altro e la sola cosa che riceviamo sono delle flash ball”.
Valence, che era stata indicata come centro della rivolta dell’Atto XII, era ieri barricata, negozi chiusi, centro difeso dalla polizia, qui erano in 5400 a manifestare (2 poliziotti feriti). Ci sono stati dei fermi, come a Parigi e in altre città, dove le manifestazioni sono finite con degli scontri. Qualche ferito a République a fine corteo, dove gli street medics sono intervenuti più volte, quando la polizia ha caricato e sparato lacrimogeni, Lbc e tutto l’arsenale dell’ordine, per fermare dei gruppi di violenti. La partecipazione è in leggero calo rispetto al sabato precedente.
La polizia ha avuto dal Consiglio di stato, venerdì, il via libera a continuare a far ricorso alle armi Lbd40, che sparano pallottole di gomma. Il Consiglio di stato ha respinto la richiesta di proibire queste armi, presentata dalla Cgt e dalla Ligue des Droits de l’Homme, perché ritiene che siano “necessarie per l’ordine pubblico, tenuto conto della violenza delle manifestazioni”, ma “sotto riserva di uno stretto rispetto delle condizioni d’uso”.
Nel lungo periodo di protesta, ci sono stati 1800 feriti tra i manifestanti e un migliaio tra i poliziotti. Ci sono stati dei morti, una decina, in incidenti ai margini delle occupazioni dei rond-point (una sola eccezione, a Marsiglia).
Ci sono 370 feriti gravi, almeno 4 persone hanno perso un occhio, ci sono mani lacerate. In molti paesi europei l’uso di Ldb40 è proibito, in Francia la discussione è ormai aperta, ma di sicuro non verrà presa nessuna decisione mentre continua la protesta dei gilet.
Martedì, ci sarà il voto solenne della legge anti-casseurs, un testo un po’ modificato ma che riprende grosso modo quello presentato dalla destra lo scorso autunno al Senato. Il ministro degli Interni, Christophe Castaner, assicura che la legge è fatta per fermare una “piccola minoranza di bruti” che hanno “sete di caos” e garantire cosi’ “il diritto a manifestare”.
Ma la polemica cresce, perché con la nuova legge viene dato potere ai Prefetti, cioè all’autorità amministrativa (senza passare da quella giudiziaria) di impedire a qualcuno, segnalato per comportamento violento, di partecipare a una manifestazione. Un emendamento ha evitato i controlli sulle persone in una specie di “fan zone” attorno ai percorsi dei cortei, ma molti elementi della legge sono ripresi dalle norme anti-hooligans negli stadi. Ormai i poliziotti armati di Lbd40 sono dotati anche di video-camera, che dovrebbe filmare in caso di tiro.
Martedi’, ci sarà anche lo sciopero della Cgt, che spera di convogliare i gilet gialli in un movimento più ampio e tradizionale. Intanto, il Grande Dibattito prosegue. Ci sono già state centinaia di incontri in tutta la Francia, una frangia dei gilet rifiuta di partecipare perché accusa governo e presidente di voler mettere sotto controllo la parola, ma migliaia di cittadini hanno risposto positivamente, cercando di andare al di là dello slogan “Macron dimissioni”, ancora ieri il più sentito nei cortei. Già mezzo milione di persone hanno dato dei contributi sul sito del Grande Dibattito, poi esiste un sito alternativo gestito dai gilet, sempre per raccogliere descrizioni delle difficoltà e suggerimenti per rispondere alla protesta.
Tassazione, transizione ecologica, organizzazione dello stato e democrazia, sono i quattro temi indicati da Macron, ma poi i dibattiti possono scegliere anche altri campi. L’iniziativa durerà fino a metà marzo. Poi presidente e governo dovranno fare una sintesi, dare delle risposte, operazione ad alto rischio visto che le domande sono contraddittorie e a volte incompatibili, oltre a spiazzare la linea politica di Macron. I gilet potrebbero essere presenti alle elezioni europee, ci sono già tre liste che si rivendicano di questa protesta, Ric di Ingrid Lavavasseur (che riprende la sigla di una delle richieste più diffuse: il referendum di iniziativa cittadina), l’Union jaune e il Rassemblement des gilets jaunes. Ma il passaggio a una forma-partito è difficile, i leader che emergono sono oggetto di forti critiche (o peggio), non è facile trovare i candidati.
* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]
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