SeaWatch. L’Europa trova un accordo per i 47 migranti bloccati da undici giorni

by Carlo Lania * | 30 Gennaio 2019 9:12

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I 47 migranti bloccati da undici giorni sulla SeaWatch 3 nelle prossime ore potranno forse finalmente sbarcare, ma non per decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo. I giudici di Strasburgo – ai quali si erano rivolti con due ricorsi la ong tedesca e alcuni dei migranti che si trovano a bordo della nave – si è infatti limitata a chiedere all’Italia di garantire assistenza sanitaria, legale, viveri e vestiti per i 34 uomini e i 13 minori tratti in salvo il 19 gennaio scorso nel Mediterraneo, senza però ordinare il loro sbarco. Una sentenza che pur riconoscendo la responsabilità dell’Italia sui migranti – e non dell’Olanda come più volte sostenuto dal ministro degli Interni Matteo Salvini – legittima di fatto la decisione del governo gialloverde di chiudere i porti italiani alle navi della ong, con il rischio di costituire un pericoloso precedente.

Unica notizia positiva, che permetterà probabilmente di mettere fine alla vicenda, è l’accordo raggiunto ieri nel vertice dei Paesi del Mediterraneo che si è tenuto a Nicosia e nel quale si prevede la distribuzione dei 47 della SeaWatch tra cinque Paesi: Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta. Scontata quindi, a fine serata, la soddisfazione del premier italiano: «Non c’è l’ordine di sbarco, ma si invita l’Italia ad offrire assistenza sanitaria, cosa che sta già facendo, e generi di conforto per provvedere alla vicenda» ha commentato Conte dopo aver ringraziato i paesi europei per la disponibilità offerta nell’accogliere i migranti.

Tornato da Nicosia, Conte ha convocato i due vicepremier Salvini e Di Maio a palazzo Chigi per un vertice utile a decidere le prossime mosse in vista dell’avvio oggi in Giunta per l’immunità, del procedimento sul caso Diciotti. Ma l’incontro è servito anche a ribadire la linea sugli sbarchi adottata finora dal governo e il rapporto con l’Unione europea. Tema, quest’ultimo, sul quale è facile immaginare una unanimità di posizioni: «Fino a ieri l’Europa era abituata a trattare l’Italia come un campo di profughi. Guarda caso, nelle scorse ore la Commissione europea ha cominciato a muoversi. La linea della concretezza paga», è stato il commento di Salvini.

Una linea che, per il premier, ma anche per il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, trova conferma nella sentenza di Strasburgo. Il ricorso era stato presentato venerdì scorso dal capitano della SeaWatch 3 e dal capomissione, seguito il giorno dopo da un altro sottoscritto da alcuni dei migranti che si trovano sulla nave, minori compresi, nel quale si chiedeva di ordinare lo sbarco perché «la situazione della nave è precaria e i migranti non sono in buone condizioni fisiche».

In maniera salomonica la Corte ha deliberato a maggioranza di chiedere all’Italia di «prendere i prima possibile tutte le misure necessarie per assicurare ai ricorrenti cure mediche adeguate, cibo e acqua», nonché di garantire una tutela legale per i minori non accompagnati. Ma non è andata oltre, evitando di ordinare, come richiesto, lo sbarco immediato dei migranti. «La Corte ha riconosciuto che vi sia una violazione di diritti umani in corso e ne ha indicato a riguardo la responsabilità del governo italiano», ha detto Giorgia Linardi, portavoce di SeaWatch. «In attesa che si disponga lo sbarco dei naufraghi, attendiamo la nomina dei tutori garanti per i minori non accompagnati, mentre segnaliamo come l’approvvigionamento di beni a bordo, pur necessario, abbia conseguenze deterioranti sulla salute mentale dei naufraghi, in quanto segno di una soluzione sempre più lontana. Ciò che sta accadendo è vergognoso e disumano». Duro anche il commento dell’avvocato Salvatore Fachile, esperto di diritto di asilo che parla di «sentenza politica dai contenuti vergognosi»».

* Fonte: Carlo Lania, IL MANIFESTO[1]

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