Migranti. Sulla nave Sea Watch3 «condizioni disperate. Serve subito una soluzione»

Migranti. Sulla nave Sea Watch3 «condizioni disperate. Serve subito una soluzione»

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Mentre Roma, La Valletta e Bruxelles giocano a rimpiattino aspettando di vedere chi farà la prima mossa, 49 migranti a bordo di due navi aspettano nel Mediterraneo che la politica finisca di fare i suoi giochi permettendogli finalmente di toccare terra. In condizioni che, dopo 18 giorni passati in mezzo al mare, cominciano a diventare sempre più pesanti. «Il livello di stress sta aumentando, questa situazione deve finire il prima possibile se si vuole evitare una catastrofe», ha lanciato l’allarme ieri Frank Doerner, medico della Sea Watch3 che ha a bordo 32 uomini, donne e bambini. Mentre sulla Professor Albrecht Penck, della ong Sea Eye, hanno iniziato a razionare l’acqua, sia quella potabile che quella per i servizi, e il carburante sta cominciando a finire. «Se continua così dovremo chiedere supporto a Malta», ha spiegato il capomissione, Jan Ribecck.

C’è stato un momento, ieri sera, in cui è sembrato che si fosse finalmente trovata una soluzione. Da Bruxelles fonti diplomatiche fanno infatti sapere che al temine della riunione tra gli ambasciatori sarebbe stato raggiunto un accordo per dividersi i 49 migranti a bordo della due navi. A farsi avanti, al termine di intenso lavoro di contatti con le varie cancellerie europee svolto in questi giorni dal commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, è un gruppo di una decina di Paesi in cui tra gli altri sono presenti anche Francia, Italia, Portogallo, Romania, Germania, Lussemburgo e Olanda, disponibili all’accoglienza non appena Malta darà il via libera allo sbarco.

Nella trattativa, però, si sono inserite le autorità della Valletta chiedendo di far rientrare nella divisione anche i circa 300 migranti sbarcati sull’isola dal primo gennaio. E tutto si ferma. Almeno fino a oggi quando la questione dovrebbe essere affrontata nel corso del consiglio Affari generali.

Un rinvio che potrebbe avere conseguenze drammatiche. A bordo delle due navi, che entrambe in acque maltesi distanti 8,5 miglia una dall’altra, la situazione fisica e soprattutto psicologica dei 49 migranti si fa sempre più difficile. Sulla Sea Watch alcuni di loro hanno rifiutato cibo e acqua, più cime un gesto di disperazione che di protesta. C’è chi non dorme da giorni e chi non capisce perché, dopo essere riuscito finalmente ad arrivare in Europa al termine di un viaggio durato anche anni, adesso non può scendere a terra. «Queste persone sono davvero al limite» spiega Dorner, il medico di bordo. «La situazione diventa ogni giorno peggiore specie dal punto di vista psicologico». E le cose non vanno certo meglio a bordo dell’altra nave, della ong tedesca Sea Eye, dove ormai comincia a scarseggiare tutto; acqua, cibo e perfino il carburante. Al contrario di SeaWatch3, che alcuni giorni fa è stata rifornita di tutto da una nave partita da Malta, la Professor va ancora avanti con le sue scorte., giunte però al limite. I 17 migranti che si trovano a bordo, tra i quali una donna di 24 anni e tre ragazzi di 17, dal 29 dicembre, giorno del salvataggio, si alternano nel dormire sottocoperta e un in un container sul ponte. Anche qui, però, la cosa più difficile è la tenuta psicologica del gruppo.

Oggi i responsabili della Sea Watch terranno una conferenza stampa a Berlino per fare il punto della situazione. Nel frattempo ieri la portavoce in Italia, Giorgia Linardi, ha risposto alle accuse di palazzo Chigi e del ministro dei Trasporti Toninelli a proposito di presunte irregolarità nel salvataggio avvenuto al largo delle coste libiche. «Nessuno dei rilievi che ci ha fatto il governo italiano rappresenta una violazione del diritto internazionale», ha spiegato Linardi. «Il barcone su cui si trovavano i migranti non era già affondato, e questo è un bene, ma non presentava le condizioni di navigabilità che un natante deve avere come specificato dal regolamento di Frontex».

Spiegazioni che non smuovono di un millimetro il titolare degli Interni. Che non cambia idea neanche di fronte agli allarmi lanciati dai medici sulle condizioni di salute dei migranti e respinge anche la possibilità di accogliere solo donne e bambini, come proposto dal premier Conte e dall’altro vicepremier Di Maio: «Sarebbe un cedimento che farebbe dire agli scafisti: ’10 oggi, 15 domani…’».

* Fonte: Carlo Lania, IL MANIFESTO



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