by Rachele Gonnelli * | 29 Gennaio 2019 9:09
Composti, quasi silenziosi, sotto gli ombrelli e dietro il cartellone «Unica soluzione, l’attracco» ancorato alla recinzione di piazza Montecitorio, si sono radunati a drappelli in un migliaio circa, ieri sera, chiamati a raccolta dalla petizione «Non siamo pesci» lanciata da Luigi Manconi, dalla sua associazione A buon diritto e dai Radicali italiani, oltre a un elenco di scrittori e personalità dello spettacolo e della cultura, come il regista Gabriele Muccino che si dice molto confortato dalla riuscita dell’appello. «Ciò che succede in Italia di oggi fa molto male, anche pensando a cosa è successo 71 anni fa in un Paese che non era neanche quello di adesso – aggiunge Muccino – e sicuramente in un momento così fa piacere quando ci si sente almeno un po’ meno soli».
Quasi nessuna bandiera, a parte alcune della pace, della FpCgil e di Medici senza Frontiere. «Pensavo di trovare cinque o dieci persone al massimo – dice Roberta, una delle prime ad arrivare – invece siamo tanti, anche se ancora disorganizzati». C’è la segretaria generale della Fiom Francesca Redavid, esponenti delle ong come Intersos, LasciateCIEntrare, consiglieri comunali e presidenti dei municipi come Amedeo Ciaccheri che ha lanciato la candidatura a premio Nobel per Riace insieme al sindaco Mimmo Lucano, ai valdesi e alla rivista Left. E poi scrittori, più o meno noti, anche quelli che non ti aspetti di vedere come Luigi Pennacchi.
Ma c’è soprattutto tanto Pd romano, mobiliato da un tam tam sui social network. Incluso Gianni Cuperlo e il deputato livornese Andrea Romano. Poi attivisti e parlamentari di Leu tra cui Nicola Fratoianni che racconta al microfono la sua recente ispezione sulla Sea Watch 3 al fianco di Stefania Prestigiacomo e Riccardo Magi. E un nutrito gruppetto di giornalisti ex Unità tra cui Pasquale Cascella, a lungo portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale e poi sindaco di Barletta.
Nel turn over dei manifestanti infreddoliti, quasi tutti di età non più giovane, alla fine spunta anche qualche striscione, come quello dell’asilo multietnico del Celio, e qualche cartello scritto in fretta, a pennarello. In uno si legge una raccolta di hashtag, da «fateli scendere» a «vogliamo una politica seria»: lo innalza Imma Battaglia, ex consigliera comunale di Sel, ora tornata al suo lavoro di dirigente informatico. E, quasi rinfrancati dalla partecipazione che non accenna a diminuire, parte anche uno slogan ritmato, liberatorio: «Aprite i porti, aprite i porti».
* Fonte: Rachele Gonnelli, IL MANIFESTO[1]
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