La strage sul lavoro continua,1133 morti nel 2018
È polemica sui tagli ai fondi per la formazione e la sicurezza
Davide Di Gioia aveva compiuto 24 anni domenica scorso. È morto lunedì precipitando per 15 metri dal tetto di un capannone a Capurso, in provincia di Bari. Aveva un contratto di apprendistato alle Industrie Fracchiolla, un’azienda che produce serbatoi per l’industria alimentare e farmaceutica tra Adelfia e Valenzano. Saverio Gramegna, segretario provinciale della Fiom Cgil, sostiene che svolgeva mansioni «che molto probabilmente nulla hanno a che vedere con il contratto di apprendistato».
QUESTA È LA STORIA di una tragedia. Nei primi trenta giorni del 2019 ce ne sono state altre 45. Tanti sono i morti sul lavoro in Italia. E altrettanti lavoratori sono morti sulle strade e in itinere, osserva Carlo Soricelli su cadutisullavoro.blogspot.it. Ieri l’Inail ha comunicato il bilancio del 2018: i morti sono stati 1.133, +10,1%, 104 in più rispetto alle 1.029 del 2017. Le denunce di infortunio tra gennaio e dicembre sono state 641 mila, +0,9% rispetto al 2017. Dall’analisi risulta che i decessi sono aumentati rispetto al 2017, in particolare quelli avvenuti raggiungendo i posti di lavoro (+22,6%) rispetto a quelli sul lavoro (+5,4%). Le zone più colpite sono nel Nord-Ovest (+ 47 casi mortali) e al Sud (+35). Le regioni più colpite sono la Campania (+27) e l’Abruzzo quella con il calo più significativo (da 54 a 25).
IL MESE PIÙ TRAGICO è stato agosto 2018: 132 morti. Nello stesso mese è crollato il ponte Morandi a Genova – 15 denunce di casi mortali sul lavoro. A Lesina e Foggia sono avvenuti due incidenti stradali avvenuti in Puglia dove hanno perso la vita 16 braccianti. Sono cresciute anche le denunce di infortunio nel Nord-Ovest (+1,1%), nel Nord-Est (+2,2%) e al Sud (+0,8%). Calano al Centro (-0,8%) e nelle Isole (-1,0%). I maggiori incrementi si segnalano nella provincia di Bolzano, in Friuli Venezia Giulia e in Molise.
«SIAMO DAVANTI a un problema irrisolto» denuncia la Cgil. Il sindacato guidato da Maurizio Landini chiede una riforma di sistema: la trasformazione del ruolo dell’Inail da ente esclusivamente assicuratore in un pilastro del sistema integrato di salute e sicurezza; maggiore coordinamento tra le Asl di livello regionale e l’ispettorato nazionale del lavoro; realizzare un sistema omogeneo su tutto il territorio nazionale in materia formativa.
La Cisl chiede un tavolo nazionale, presso l’Inail, all’interno dell’intesa nazionale sui temi della salute sicurezza sul lavoro, sottoscritta lo scorso dicembre. La Uil con il segretario Barbagallo chiede che la sicurezza diventi un capitolo del confronto con le imprese e il governo
IL MINISTRO DEL LAVORO Luigi Di Maio, nel corso del question time alla Camera, si è invece detto «orgoglioso» del taglio delle tariffe Inail previsto dalla legge di bilancio 2019 «perché erano calcolate sulle morti sul lavoro del 1995 e non erano mai state aggiornate: non si tratta di togliere soldi a chi ha diritto ai risarcimenti, ma di applicare tariffe giuste agli imprenditori». Di Maio ha ricordato che il fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro è stato alzato da 3,4 milioni a 4,4 milioni di euro. L’organico dell’ispettorato nazionale del lavoro è stato aumentato di 930 ispettori e 20 dirigenti.
PRECISAZIONI che non sono servite a dissuadere le opposizioni dal criticare la coincidenza tra l’aumento delle morti sul lavoro e il taglio di 200 milioni di euro all’anno delle risorse per la formazione sui temi della sicurezza. «Occorre un serio ripensamento» afferma l’ex ministro del lavoro Damiano (Pd). «Di Maio faccia marcia indietro il prima possibile, o non abbia più il coraggio di venirci a parlare di dignità del lavoro» attacca Chiara Grubaudo (Pd). «Il governo faccia un emendamento serio al «Decreto Concorrenza» o abbia la decenza di tacere di fronte alle tre vittime di lavoro al giorno» sostiene Stefano Fassina (LeU).
* Fonte: Mario Pierro, IL MANIFESTO
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