Jihadisti all’attacco in un hotel di lusso a Nairobi, almeno sei le vittime
La rivendicazione del gruppo jihadista somalo al Shabaab stavolta è arrivata a stretto giro, quando l’attacco, o meglio il contrattacco delle forze speciali kenyane era appena iniziato.
DI NUOVO A NAIROBI, a neanche 4 km dal Westgate Mall, dove 67 persone trovarono la morte in un attacco analogo nell’agosto del 2013. Proprio nella mattinata di ieri le autorità kenyane avevano annunciato sviluppi e nuovi fermi in relazione a quella strage. Coincidenza o meno, poche ore dopo una forte esplosione squassava il parcheggio della I&M Bank mentre sei uomini armati entravano nel vicino hotel DusitD2, un complesso alberghiero di lusso molto noto nel quartiere Westlands, a due passi dal Museo nazionale, che fino a ieri prometteva «relax e benessere grazie a una spa e un centro fitness aperto 24 ore su 24…».
ALTRE ESPLOSIONI, probabilmente granate lanciate dagli assalitori, colpiscono la hall dell’albergo. A quel punto inizia l’evacuazione l mentre le forze di sicurezza kanyane – con l’ausilio di personale Usa secondo alcuni testimoni – cercano i terroristi che ancora si nasconderebbero nei sette piani del complesso. Ad essere evacuati saranno presto gli edifici di tutta la zona, in maggioranza uffici, per il timore che l’azione coordinata del commando jihadista preveda ulteriori attacchi. C’è il timore di cariche esplosive piazzate nelle zone adiacenti all’hotel, sigillate fin dal primo pomeriggio dalle Kenya Defence Forces (Kdf).
In serata, quando nell’area si potevano avvertire ancora sporadici spari, i media locali contavano 6 morti e almeno 30 feriti, ma la confusione regnava ancora sovrana e l’operazione delle forze di sicurezza non poteva ancora dirsi conclusa.
NELLA RIVENDICAZIONE di ieri il portavoce di al Shabaab ha fatto riferimento esplicito alla battaglia di El Adde, nella quale esattamente tre anni prima i miliziani islamisti avevano inferto il colpo più duro (200 perdite) alle truppe del Kenya Defence Forces (Kdf), i mlitari kenyani inquadrati nella forza multinazionale Amisom. La presenza attiva dell’esercito kenyano in Somalia è il principale motivo con cui i jihadisti somali giustificano e loro azioni oltreconfine. Tanto più ora, che con l’intensificarsi degli attacchi dei droni Usa sulle basi in territorio somalo le capacità militari di al Shabaab sembrano essersi ridotte in patria. E che nella foresta di Boni, situata al confine tra Kenya e Somalia, l’esercito di Nairobi continua a a dar la caccia ai jihadisti con l’operazione Linda Boni, avviata nel settembre 2015.
* Fonte: Gina Musso, IL MANIFESTO
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