by Adriana Pollice * | 27 Gennaio 2019 9:02
«Si stanno continuando a mettere in atto condotte che mettono in pericolo la vita umana. Ci troviamo di fronte ad atti disumani»: il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ieri è tornato a schierarsi con l’Ong Sea Watch, bloccata a un chilometro dal porto di Siracusa. L’amministrazione si era attivata anche durante il salvataggio precedente, durato ben 19 giorni prima di ottenere il via libera allo sbarco a Malta.
Il Comune il 4 gennaio attivò un servizio per raccogliere le offerte di aiuto: circa 13mila le disponibilità arrivate, la metà da Napoli ma anche dall’estero, tra sostegno economico, ospitalità e offerta di servizi. Ieri pomeriggio de Magistris ha convocato tutti quelli che avevano offerto il loro aiuto al teatro Augusteo («Simmo ggente ’e core» il titolo della manifestazione) per verificare la possibilità di organizzare una rete strutturata.
La prima proposta del sindaco è stata l’avvio di una sottoscrizione per dare vita a «una flotta napoletana» che possa essere pronta a scendere in mare qualora non sia dato il via libera a entrare nel porto cittadino a navi con a bordo migranti. «Napoli – ha spiegato de Magistris – mostra il suo volto umano rispetto a questa raccapricciante disumanità che, utilizzando lo schermo del potere formale del governo per becero consenso politico, lucra sulla pelle delle persone. Dopo il nostro appello, siamo stati travolti dalla generosità di migliaia di persone, siamo qui con alcuni di loro per decidere insieme come continuare il percorso».
Laura Marmorale, assessora al Diritto alla cittadinanza con delega all’immigrazione, spiega: «Potrà accadere ancora che Napoli debba dichiarare il suo porto aperto, come fa da sempre, offrendosi di accogliere chiunque abbia bisogno di soccorso in mare. È importante, nel frattempo, capire cosa si fa per i tanti migranti e le tante persone povere o disagiate che già abitano in città, che hanno bisogno di progetti di inclusione e accoglienza. Utilizzeremo le disponibilità arrivate per organizzare albi e gruppi dedicati per progetti di solidarietà attiva, che diventeranno parte integrante dell’azione amministrativa. L’inclusione, per essere efficace, ha bisogno del coinvolgimento del contesto sociale».
Tocca poi al sindaco attaccare il governo: «I ministri Toninelli e Salvini dicono una balla giuridica quando affermano che i porti sono chiusi. L’Italia un po’ alla volta si sta desalvinizzando». Teatro pieno, in platea uno studente calabrese spiega: «Il Paese vive una deriva culturale. Io ho messo a disposizione un contributo economico, vestiario e la mia stessa persona in caso di necessità». E una signora veneziana: «Napoli può essere la città da cui iniziare il recupero di ideali e cultura».
* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO[1]
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