«Ho agito da solo» confessa l’hacker reo di avere pubblicato migliaia di dati sensibili la cui scoperta, peraltro, si deve solo alla radio berlinese Rbb. Attualmente si trova a piede libero perché «ha ammesso il fatto aggiungendo informazioni utili al di là del suo stesso crimine» tiene a precisare la polizia federale.
Si sgonfia così l’affaire informatico che la settimana scorsa ha fatto tremare i polsi ai responsabili della sicurezza della Repubblica federale mai così vulnerabile agli attacchi informatici, mentre il ministro dell’interno Horst Seehofer loda «la rapidità del Bka che ha risolto il caso in appena 48 ore».
Sciogliendo anzitutto il nodo della matrice geopolitica che preoccupava il governo Merkel quanto l’opposizione al Bundestag. Il presidente del Bka, Holger Münch, smonta ufficialmente la maggiore perdita di dati dai tempi del crollo del Muro: «Le autorità non configurano questo hacking come un crimine politico».
E anche se l’unico partito che non ha subito il furto di dati è Alternative für Deutschland «il sospetto non risulta avere alcun legame con l’estremismo di destra» come prova anche la perquisizione a tappeto del suo appartamento.
Per venire a capo dell’origine dei Germanleaks nel fine-settimana a Berlino il ministro Seehofer aveva istituito la task-force del Bka che in poche ore ha ricostruito l’identità dell’autore bloccando l’ulteriore diffusione dei dati.
«Un attacco notevole in termini numerici e per l’importanza degli obiettivi ma che non ha causato una perdita di informazioni rilevanti» ha riassunto ieri Arne Schönbohm, responsabile dell’Ufficio per la sicurezza digitale. Cui resta da spiegare tuttavia – ancora e comunque – l’incredibile vulnerabilità della rete governativa tedesca violata da un giovane nerd stufo della politica.
* Fonte: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO[1]