Costi benefici del Tav, relazione negativa. Ora l’analisi legale e tempi più lunghi

by Maurizio Pagliassotti * | 11 Gennaio 2019 9:44

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Il «problema» dell’analisi costi benefici, che dovrebbe fondare su solide basi la decisione del governo sulla Torino- Lione, era prevedibile: i risultati prodotti dal gruppo di studio capeggiato da Marco Ponti, già docente al Politecnico di Milano, sono nettamente negativi. Ottanta pagine di calcoli che non danno scampo, anche politicamente, all’infrastruttura più contestata d’Italia.

Da tempo si sapeva che i risultato sarebbe stato negativo, nessuno però in ambito politico immaginava che sarebbe stato «così negativo»: almeno questo è quanto si evince dai commenti che vengono fatti filtrare dal ministero. A pesare, secondo le indiscrezioni, sarebbe proprio la parte relativa al flusso merci. Mentre quella sul traffico passeggeri registrerebbe risultati migliori.

Il Tav, negli anni si è trasformato: nato per «spostare i manager da Torino a Lione» negli anni novanta, dopo i primi tumulti gli fu data un’anima ecologista riconducibile allo spostamento dalle merci dalla gomma alla ferrovia. Ma, come noto, le merci non passano sull’asse est-ovest.
L’analisi costi benefici portata avanti da Ponti e dal suo staff fruirebbe dell’impostazione relativa allo studio prodotto nel 2012, attualizzato con i nuovi dati di traffico. Il governo Gentiloni, nel novembre 2017, produsse uno studio ufficiale in cui venivano smentite le previsioni di traffico merci su cui si fondava la precedente analisi costi benefici.

Il ministro Toninelli sostiene ora che l’intero studio prodotto dal gruppo guidato da Ponti è «al vaglio di conformità rispetto alle deleghe affidate ai consulenti del ministero». Ovvero al ministero starebbero verificando se Marco Ponti si è allontanato dai suoi compiti. Affermazione bizzarra, dato che il docente del Politecnico di Milano è stato riconosciuto dal governo come massimo luminare della materia in Italia.

Ora si rimane in attesa della valutazione legale, ovvero se ci sono, e a quanto ammontano, eventuali risarcimenti a imprenditori, alla Francia, o all’Europa.

Secondo il susseguirsi di annunci che il ministro ha fatto da quando è entrato in carica, una nuova commissione di «esperti internazionali» potrebbe anche rivalutare l’analisi costi benefici appena consegnata. Questo passaggio negli ultimi tempi è però finito nel cassetto dei ricordi.
Nel mentre si procede con l’analisi legale, i cui tempi di produzione variano: si va da dieci giorni a quattro mesi: condizione che permetterebbe a tutti di tirare il fiato e andare serenamente al voto per le europee.

Da valutare anche la reazione del governo francese sul risultato consegnato l’altro giorno da Ponti. La Francia è avvantaggiata nella realizzazione del Tav: il tunnel di base è pagato soprattutto dall’Italia nonostante che l’incidenza della galleria sia maggiormente in territorio d’Oltralpe.

A questo si unisce la spericolata uscita pro Gilet Jaunes del vicepremier Luigi Di Maio, che colto dall’entusiasmo pro insorti a casa degli altri ha dimenticato che con il governo francese dovrà fare una trattativa sulla Torino- Lione.

Elisabeth Borne, ministra dei trasporti francese a novembre dichiarò: «Anche in Francia abbiamo avuto una riflessione sul nostro programma di infrastrutture, anche se abbiamo ribadito la volontà di rispettare i trattati internazionali. Credo che sia così anche per l’Italia, abbiamo potuto confermarlo. Dunque – ha concluso – evidentemente lasceremo che l’Italia conduca le sue valutazioni, tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei».

* Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO[1]

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