Ucciso a Strasburgo Chérif Chekatt, si nascondeva nel suo quartiere

Ucciso a Strasburgo Chérif Chekatt, si nascondeva nel suo quartiere

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PARIGI. Dopo una caccia all’uomo durata 48 ore, Chérif Chekatt, responsabile dell’attacco di martedì a Strasburgo che ha fatto 3 morti e una dozzina di feriti gravi, è stato ucciso dalla polizia ieri sera verso le 21, in rue Lazaret, nel quartiere di Neudorf. Un quartiere che l’uomo conosceva bene e dove c’era stata un’operazione nel pomeriggio, poi sospesa.

CHEKATT È STATO riconosciuto da una pattuglia e avrebbe sparato sugli agenti che gli intimavano l’alt prima di venire colpito a morte. Con sé aveva una pistola e un coltello, rivelano fonti di polizia. 720 poliziotti erano alla sua ricerca dopo l’attacco, in cui il francese di origine marocchina, 29 anni, recidivo con 27 condanne per reati comuni e carcerazioni in Francia e in Germania, era rimasto ferito.

Ieri c’era stata una cerimonia interconfessionale alla cattedrale per ricordare le vittime dell’attentato. Poi è scattata un’operazione di polizia nel quartiere di Neudorf, dove si erano perse le tracce dell’attentatore. Con delle «verifiche», ha spiegato nel pomeriggio il ministro degli Interni Christophe Castaner, essenzialmente delle perquisizioni. Un’altra persona vicina al terrorista, oltre a quattro suoi famigliari, è stata fermata ieri.

Ora Strasburgo prova a tornare alla normalità: oggi riaprirà anche il mercato di Natale dove è avvenuto l’attacco terroristico di martedì, ma i controlli saranno decuplicati.

IL DRAMMA DI STRASBURGO si intreccia con la protesta dei gilet gialli che da quasi un mese scuote la Francia. Ieri ancora il governo, un sindacato di polizia e la Cftc (sindacato cristiano) hanno chiesto ai gilet di sospendere l’atto V, la manifestazione di sabato. Ma la richiesta non ha avuto successo.

Le manifestazioni di sabato, a Parigi e sempre sui rond-points delle strade, sono confermate, anche se la partecipazione, almeno in settimana, è in netto calo. Oggi sciopera la Cgt, soprattutto nei trasporti. La protesta prosegue nei licei. All’Assemblée, è stata discussa la mozione di censura contro il governo per la gestione della protesta dei gilet, presentata dalla sinistra, France Insoumise, Pcf e Ps, senza nessuna possibilità di successo visti i rapporti di forza in parlamento. Ma governo e presidente sono in difficoltà per riprendere la mano. Un’ala dei gilet gialli, che ha organizzato un’assemblea simbolica al Jeu de Paume a Versailles, ha lanciato un appello perché venga introdotto nella legislazione francese il Ric, referendum di iniziativa cittadina. Questa richiesta non fa parte della risposta che Emmanuel Macron ha dato al movimento.

MERCOLEDÌ, LE PROPOSTE del presidente diventeranno legge, con un progetto presentato al voto in parlamento. Si tratta dell’aumento di 100 euro del «premio per l’impiego» per i dipendenti pagati al salario minimo a dintorni, del «premio» di di fine anno, ma solo facoltativo, per le imprese che possono permetterselo, dell’annullamento della tassa Csg (contributo sociale generalizzato) per i pensionati sotto i 2mila euro al mese. Inoltre, Macron si è impegnato ad aprire un grande dibattito nazionale su cinque temi: la transizione ecologica e come accompagnare la popolazione; legame tra tasse e servizi pubblici; evoluzione dell’organizzazione dello stato e degli enti locali; cosa significa essere cittadino oggi; l’immigrazione, per «mettere d’accordo la nazione con se stessa su cosa è la sua identità profonda», una proposta che suscita forti controversie, perché riapre una piaga pericolosa. Ma i gilet gialli, almeno l’ala più attiva, non si accontentano. Chiedono di più, anche se in modo confuso. La confusione cresce, anche con la diffusione senza freni sulle reti scoiali e nelle conversazioni sui rond-points delle tesi complottiste più folli (in particolare sull’attentato di Strasburgo).

UNA PRIMA RICERCA sulle tendenze politiche dei gilet gialli, realizzata sulla base di 166 questionari, rivela che per il 53% è stato il potere d’acquisto a spingere alla protesta, per il 46% la domanda di diminuzione delle tasse, per il 20% le ineguaglianze. In maggioranza i gilet si dicono «a sinistra», ma poi un sondaggio rileva che alle prossime elezioni europee sarà il Rassemblement national (ex Fn) a  a guadagnare, con un 24% a cui va aggiunto un 8% degli alleati di Debout la France. Gli Insoumis non convincono (9%) e sarebbero più o meno sul livello dei Verdi (8,5%), mentre la République an Marche cede terreno (intorno al 20%).

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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