Terremoto in Sicilia nella notte di Natale

Terremoto in Sicilia nella notte di Natale

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Verifiche sulle autostrade e sui binari delle ferrovie. La Regione chiede al governo lo stato d’emergenza

CATANIA. Alla vigilia di Natale, nel cratere sud-ovest dell’Etna si era aperta una frattura con una colata lavica nella zona della Valle del Bove a circa 1.600 metri e una densa nube sollevatasi in cielo e visibile a distanza di decine di chilometri.

Per ore l’aeroporto di Catania era stato chiuso a intermittenza, per un massimo di quattro ore, con numerosi voli dirottati a Palermo, Trapani, Comiso e persino a Malta. Ne era seguito un fitto sciame sismico registrato dalle centraline dell’Ingv che monitora l’attività del vulcano h24.

FINO AL TRAMONTO NEL GIORNO di Natale, lo spettacolo dell’Etna, sotto un cielo azzurro, era stato ripreso anche dall’alto con gli elicotteri che lo sorvolavano per immortalare le immagini delle vette innevate e i lapilli incandescenti in uno scenario mozzafiato finito in decine di foto pubblicate nei social network.

Nonostante le scosse si siano ripetute senza sosta, nessuna delle autorità preposte aveva però segnalato eventuali rischi per la popolazione. Nessuna allerta, tutto sembrava sotto controllo, tant’è che solo nella notte di Natale il livello di guardia è stato portato da verde a giallo. Ma un paio di ore dopo la messa natalizia celebrata nelle chiese dove si sono riuniti i fedeli, la terra ha tremato.

UN SISMA DI MAGNITUDO 4.8 alle 3,19, con epicentro tra Viagrande e Trecastagni, ha gettato nel panico 120 mila abitanti dei sei comuni più colpiti, a valle del vulcano. «Perché non ci hanno avvertiti?» ripetono ora le persone che per paura hanno abbandonato le proprie case tra Natale e Santo Stefano.

Ventotto le persone rimaste ferite, la maggior parte in modo lieve tranne una donna anziana che ha avuto diverse fratture ma non è in pericolo di vita; alcuni si sono presentati negli ospedali sotto choc o colpiti da attacchi di panico, per fortuna non ci sono state vittime.

I danni sono ingenti. Alcune case nei centri storici sono crollate, molte abitazioni hanno subito gravi lesioni. A Fleri, frazione di Zafferana Etnea, decine di persone hanno perso tutto: una palazzina è crollata, due le persone estratte vive dalle macerie.

Nelle strade molti lampioni sono stati divelti, ci sono state fughe di gas. «Siamo vivi per miracolo», racconta Giuseppe, capofamiglia di un nucleo di quattro persone, dopo che le pareti della casa si sono sbriciolate.

SONO OLTRE 600 GLI SFOLLATI. «Nel giorno di Natale – dice la gente a Fleri – ci sono state oltre 50 scosse, ma non è arrivata nessuna allerta». I centri che hanno subito le conseguenze maggiori sono Zafferana Etnea, Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Santa Venerina.

Il terremoto ha danneggiato la chiesa di Maria Santissima del Carmelo di Pennisi, frazione di Acireale: crollati il campanile e la statua di Sant’Emidio, venerato perché ritenuto il protettore dei terremotati. Crollata la statua della Madonna del campanile nella chiesa del Sacro Cuore a Santa Venerina; lesioni in abitazioni nell’Acese, nella zona di Lavinaio e a Santa Maria La Stella, frazione marinara nella Timpa di Acireale.

A Zafferana, i pompieri hanno salvato tre cuccioli di cane rimasti intrappolati nelle macerie del crollo di un solaio; ad avvertire i soccorritori è stata la proprietaria sentendo i guaiti dei cani che provenivano dalla sua abitazione. Sono stati quasi 500, fino a ieri sera, le richieste di sopralluoghi nei sei comuni.

SU DISPOSIZIONE DEL PREFETTO di Catania i sindaci hanno aperto scuole, palestre e palazzetti dello sport trasformati in ricoveri per gli sfollati; c’è chi ha preferito trascorrere la notte in auto, portando con sé tutto quanto è riuscito a recuperare dalle abitazioni abbandonate in fretta e furia. La Croce rossa si sta occupando dell’assistenza. La Regione siciliana si è accordata con Federalberghi per ospitare nelle strutture chi non può rientrare in casa o ha paura di farlo. Per quanto riguarda l’Etna i tecnici non si staccano dai monitor.

«Stiamo potenziando i sistemi di rilevamento sismici e Gps della deformazione del suolo nella zona dell’epicentro; la forte sismicità non ci lascia tranquilli. Vediamo come evolverà. La situazione ricorda quella dell’ottobre del 1984 che provocò un morto a Zafferana Etnea: è sempre la faglia di Fiandaca, che quando si muove fa danno», spiega Eugenio Privitera, direttore dell’Ingv di Catania. Per l’esperto il terremoto sarebbe stato un evento singolo.

Ne è convinto anche il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, che ha sorvolato i paesi più danneggiati in elicottero: «I tecnici ci dicono che si sta andando verso un raffreddamento della lava e ci dobbiamo aspettare una quiescenza dell’attività eruttiva il cui picco c’è stato a Natale, ora si va verso una diminuzione del fenomeno».

Per oltre cinque ore, dopo il terremoto, è stata sospesa la circolazione ferroviaria sulle linee Messina-Siracusa e Catania-Palermo; i tecnici di Rfi hanno effettuato un sopralluogo in particolare tra Taormina e Lentini e fra Bicocca e Caltanissetta.

Tre treni regionali sono stati sostituti da autobus e due intercity. Per precauzione è stato chiuso anche un tratto dell’autostrada Catania-Messina, la A18, per la presenza di lesioni sospette sull’asfalto, tra i caselli di Acireale e Giarre, e poi riaperto.

A supporto delle squadre dei vigili del fuoco locali, sono arrivati pompieri da Siracusa, Messina e Palermo. Da Catanzaro sono state inviate nove unità con automezzi.

NEL CUORE DELLA NOTTE sui social si è scatenata la reazione delle persone svegliate dal terremoto, molti hanno pubblicato foto e video di quegli attimi di terrore: macerie in strada, case sventrate, monumenti lesionati. «Sto piangendo come una foglia. È stato troppo forte. Siamo per tutti per strada qui», scrive Fede in un tweet.

Sempre su Twitter c’è chi pubblica il video di una famiglia rimasta senza abitazione: «La nostra casa, dove andiamo ora?», urla una donna disperata.

Il terremoto è stato avvertito fino a Taormina e in alcune città delle province di Siracusa e Ragusa.

Oggi la giunta dell’isola, riunita in seduta straordinaria dal governatore Nello Musumeci a Catania, delibererà lo stato di calamità con la contestuale richiesta a Roma della dichiarazione di emergenza.

* Fonte: Alfredo Marsala, IL MANIFESTO



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