Lodi. Discriminazione all’asilo, il tribunale boccia la Lega

by Alessandro Braga * | 14 Dicembre 2018 18:47

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Ci sono voluti due mesi (tempi della giustizia, nel senso dei tribunali), ma Giustizia (quella con la G maiuscola) è stata fatta. E il fatto che nel dispositivo del giudice del tribunale civile di Milano ci sia scritta tante volte la parola «discriminatorio» non può che essere letto come una vittoria a mani basse, una sconfessione in piena regola delle politiche razziste della sindaca lodigiana Sara Casanova, degna rappresentante dei vari amministratori leghisti.

LA VICENDA È NOTA: i bambini figli di genitori stranieri extracomunitari avrebbero dovuto presentare per accedere ai servizi scolastici (dalle mense al trasporto sui bus) una certificazione aggiuntiva rispetto al semplice Isee previsto per i figli di genitori italiani e comunitari. Documentazione spesso difficile da recuperare, nei paesi d’origine, e che aveva portato moltissimi bambini ad essere esclusi dai servizi. Ora, tutto dovrà tornare come prima.

Come prima del settembre 2017, quando la giunta leghista lodigiana aveva deliberato quella norma odiosa, entrata in vigore con l’inizio del nuovo anno scolastico, appunto due mesi fa.
Il giudice Nicola Di Plotti, della prima sezione civile del tribunale di Milano che si è occupato del caso, a seguito del ricorso contro il comune di Lodi delle due associazioni rappresentate dai legali Alberto Guariso e Livio Neri, ha scritto nella sentenza che «non esistono principi ricavabili da norme di rango primario che consentano al Comune di introdurre, attraverso lo strumento del Regolamento, diverse modalità di accesso alle prestazioni sociali agevolate» per i cittadini «extra Ue».

L’amministrazione comunale leghista aveva invece previsto «specifiche e più gravose procedure poste a carico dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea». In pratica il nuovo regolamento prevedeva che non valesse per i cittadini extra Ue l’autocertificazione, ma che fosse necessario esibire certificati che comprovassero il non possesso nei paesi d’origine di proprietà di vario tipo. Cosa ovviamente difficile, se non impossibile, in molti casi. E discriminatoria. E il tribunale lo scrive chiaro e tondo: «si tratta di discriminazione diretta, essendo trattati diversamente soggetti nelle medesime condizioni di partenza e aspiranti alla stessa prestazione sociale agevolata». Per il giudice, dunque, deve «essere ordinato all’amministrazione comunale di modificare il predetto regolamento in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all’Unione europea di presentare la domanda di accesso a prestazioni sociali agevolate mediante la presentazione dell’Isee alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e Ue in generale».

Una grande vittoria per i tanti cittadini lodigiani che da subito si erano opposti al provvedimento, costituendosi in coordinamento, chiamato «Uguali Doveri», che nelle scorse settimane aveva anche promosso una raccolta fondi (che aveva raggiunto alcune decine di migliaia di euro) per permettere ai figli dei cittadini stranieri di usufruire dei servizi.

«È una vittoria oltre le aspettative», dice Stefano Caserini, consigliere d’opposizione a Lodi, tra gli animatori della protesta. «È una grande soddisfazione per tutte quelle persone che si sono mobilitate in questi mesi. Abbiamo visto mobilitarsi centinaia di persone e nel nostro piccolo abbiamo fermato questa deriva discriminatoria che attraversa tutto il Paese». Per Stefano Caserini ora gli altri comuni che avevano seguito la sindaca di Lodi devono fare marcia indietro. «Ora queste giunte leghiste devono ritirare i provvedimenti discriminatori approvati grazie alle linee guida votate dalla passata giunta Maroni. Lo facciano loro, abbiano il buonsenso di farlo senza aspettare altre sentenze di Tribunale».

IERI SERA LA PIAZZA davanti al Broletto (la sede del comune di Lodi) era piena di gente. Festante e felice. Perché a poche ore dalla sentenza si è voluto dare un segnale forte alla sindaca Casanova, alla sua giunta e a chi appoggia le loro politiche discriminatorie. C’erano i genitori dei bambini esclusi dalle mense, c’erano i rappresentanti delle associazioni che hanno vinto il ricorso, c’erano i cittadini e le cittadine di Lodi che, da subito, si sono impegnati per dire che la loro sindaca non li rappresentava.

Non c’era la sindaca, e non c’erano i suoi assessori, e nemmeno i consiglieri di maggioranza. Erano chiusi dentro al palazzo, perché c’era il consiglio comunale. Che beffa per la sindaca Casanova, che quest’estate, quando ci fu una manifestazione di protesta, riuscitissima e durata dodici ore, non aveva aperto le porte del comune, nonostante le varie richieste, ai rappresentanti del coordinamento «Uguali Doveri». Ieri sera non ha potuto chiudere le porte. E chissà quanto le rodeva. Aveva le finestre chiuse, ma sicuramente ha sentito il coro lanciato dai suoi cittadini: «Santa Lucia, Santa Lucia, ogni ingiustizia porta via» e, «Lo dicono anche i tribunali tutti i bambini sono uguali!».

* Fonte: Alessandro Braga, IL MANIFESTO[1]

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